Ceronetti: Moloch

Ceronetti: Moloch
Venerdì 14 Settembre 2018, 12:30
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Tra il 1981 e il 1983 girò l’Italia, poi lo rifece nel 2004, lui fuori dal tempo – prima e dopo e ora per sempre – mentre il paese si infognava nella modernità presunta. Guido Ceronetti ha rappresentato una disparità di lingua e azione all’interno della letteratura italiana. E il suo sguardo sul paese è così spietato perché ne sente il tradimento, il suo non essere collocato, l’essere provvisorio e soprattutto estraneo, in quanto anima e poi poeta, idea e poi scrittore, sguardo e poi drammaturgo, corpo e poi marionetta, testa e poi satiro, e tutto questo moloch si sente proprio nel resoconto di quegli attraversamenti, nel sacrificio compiuto per speranza: “Un viaggio in Italia” (Einaudi), dove l’articolo indeterminativo indica la messa in fila, l’umiltà, l’accettazione di essere affiliato seppure nell’irregolarità del cammino, allacciato alla ricerca che fu di altri, eppure distante, lontano, mai presente alle maggioranze.
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