Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
di

Parole e gesti del Papa
sono meglio del sermone

Il linguaggio dei gesti: la carezza del Papa ad un bimbo
Il linguaggio dei gesti: la carezza del Papa ad un bimbo
di Aldo Balestra
Giovedì 21 Dicembre 2017, 00:40 - Ultimo agg. 22 Dicembre, 19:44
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Papa Francesco: «Fare il segno della Croce non è fare un disegnino con le mani» (Vaticano, 20.12.2017)
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Prego, grazie, scusa. Chiesa e ospedale. Messa, sinfonia e sermone. San Giuseppe, passando per lo psichiatra. Nonni e remi in barca. Specchio e vanità. Croce. Queste parole hanno in comune chi le ha recentemente pronunciate. In un modo così semplice e insieme profondo che, per chi è credente (ma anche per chi deve farne oggetto di disputa o dileggio), è difficile dimenticare.

Papa Francesco, nel Pontificato gesuita dell'uomo venuto dalla fine del mondo, usa sempre di più parole chiave. Espressioni chiave. Tutte semplici, brevi. A volte metafore. Prego, grazie e scusa, spiega, sono quelle che occorre adoperare in ogni famiglia per stare bene. La Chiesa? E' come un ospedale: accoglie tutti, non lascia fuori nessuno. La Messa? E' sinfonia. Ed ancora: non arrivate in ritardo a Messa, dopo il sermone. Su San Giuseppe, che rischiava di impazzire per quel che gli capitava: «Non ebbe bisogno di andare dallo psichiatra, lui, per credere». Il ruolo dei nonni? E' fondamentale: «Non è il momento di tirare i remi in barca», li incoraggia. In tempi di immagine, lui che concede ai fedeli di scattare selfie mentre lo abbracciano, afferma sereno accarezzando la Croce in ferro che ha sul petto: «Cerco di non guardarmi mai allo specchio, guai alla vanità». E, infine, ancora la Croce, simbolo di incontro con Cristo: «Non è fare un disegnino con le mani: genitori, insegnate ai vostri figli che fare il segno della Croce è avere come protezione la Croce di Gesù».

Altre sono le sedi per discutere della portata del Pontificato di Papa Francesco. Ma che Bergoglio, nei tempi della comunicazione orizzontale, sia una spanna sopra, molto sopra, per la profonda immediatezza dei suoi messaggi, è assolutamente indiscutibile. Utilizza con naturalezza tutto ciò che la tecnologia mette a disposizione, ma quel che conta resta  - sempre - ciò che dice. Mica poco in tempi in cui tutti scrivono, parlano. Ma lasciano tracce che durano, spesso, nemmeno il fuggevole istante della lettura o dell'ascolto.
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«Nulla piace tanto ne' discorsi, quanto una bontà illuminata» (Cantù)
 
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