Ma chi sono i pontieri?

Paolo Emilio Taviani
Paolo Emilio Taviani
Martedì 10 Aprile 2018, 08:00 - Ultimo agg. 16:23
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Io faccio un ragionamento molto semplice:
in questo paese il centro-destra ha fallito,
il centro-sinistra ha fallito
ma forse è il centro che porta sfiga
(Corrado Guzzanti, attore, sceneggiatore e cantante italiano)



In politica non c’è tregua: è sempre tempo di trattativa. E nelle cronache politiche con le quali si dà conto degli scontri e dei contendenti c’è sempre spazio per i cosiddetti pontieri. Le cronache politiche sono zeppe di pontieri al lavoro. Ma chi sono questi pontieri? Com’è possibile che siano diventati così importanti?

A sfogliare i dizionari la definizione non lascia adito a dubbi. Per pontiere si intende il soldato del genio addetto alla costruzione e alla riparazione di ponti o, in alternativa, l’addetto al ponte radio. Dunque, in senso traslato nella sfera politica il pontiere è colui che media tra le parti, che cerca l’incontro tra posizioni opposte così come un ponte collega le due sponde. Ma non è tutto. Perché i Pontieri negli anni Sessanta e dello strapotere democristiano furono una corrente che ebbe un ruolo prezioso nella Dc. Nacque nel 1967 come costola della corrente Dorotea con Paolo Emilio Taviani, ponendosi l’obiettivo di creare un ponte tra la maggioranza del partito e le sue correnti di sinistra.

Sarà utile tenere presente che nei complessi equilibri di quel grande partito anche una componente così minoritaria come quella dei Pontieri riusciva a far sentire il proprio peso. Lo ricorda bene Antonio Iodice, ex eurodeputato campano, quando descrive l’ascesa di Taviani nel primo governo Rumor a ministro per gli interventi straordinari del Mezzogiorno: «Nel ’67 era entrato prepotentemente nella vita interna del partito dando vita alla corrente dei Pontieri ossia un gruppo di democristiani che da posizioni di minoranza volevano controllare la segreteria del partito costruendo un ponte (da qui la definizione di pontieri) tra la maggioranza centrista della Dc e le sue correnti di sinistra». 

La storia dei Pontieri però non finisce qui. Perché la definizione viene ripescata venti anni dopo quando, nelle accese dispute interne alla Dc intorno al discusso doppio incarico di Ciriaco De Mita (segretario e presidente del Consiglio dei ministri), ecco che alcuni amici dell’esponente irpino come Filippo Maria Pandolfi e Giuseppe Zamberletti provano a ricucire tra centristi e sinistra. Sandra Bonsanti su Repubblica, nel dicembre ’88, spiega l’origine di quella definizione, Pontieri: «Così denominati in ricordo dell’iniziativa Tavianea degli inizi degli anni Settanta (è una piccola svista giustificata dal fatto che la corrente ebbe vita lunga oltre il ’67, ndr), quando Taviani si collocò come cerniera tra Dorotei e sinistra».

Ne parlerà anche Marco Pannella quando ricostruirà le manovre di politica interna che faranno sfumare la sua candidatura a commissario Cee. Pannella sosterrà che De Mita aveva il suo uomo nell’ex ministro Filippo Maria Pandolfi. E argomenterà: «Una scelta che ha un motivo molto preciso, in quanto, inopinatamente, Pandolfi (insieme con Zamberletti) ha abbandonato il centrista Gava per formare una propria corrente disponibilissima alla rielezione di De Mita alla segreteria Dc. La nuova corrente è stata maliziosamente definita dei Pontieri».

Corrado.castiglione@ilmattino.it
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