A destra di chi?
A sinistra di cosa?

Gerd Altmann (Pixabay)
Gerd Altmann (Pixabay)
Venerdì 11 Maggio 2018, 11:35 - Ultimo agg. 22 Maggio, 11:39
7 Minuti di Lettura
Una donna emancipata è di sinistra
riservata è già un po' più di destra
ma un figone resta sempre un'attrazione
che va bene per sinistra e destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra…
(Giorgio Gaber, cantautore, attore e regista)


Viene fatta risalire ai tempi della Rivoluzione francese la corrispondenza della distinzione fra destra e sinistra con i rispettivi schieramenti politici. Da comune mortale non oso qui fermarmi a ragionare se sia ancora attuale e valida quella distinzione, oppure se essa vada aggiornata alla luce di nuove antinomie. E se sì, quali? Lo storico Angelo D’Orsi per Micromega ne suggerisce alcune (libertà/autorità; conservazione/progresso; tradizione/innovazione; violenza/non violenza; animalisti/vivisezionisti; machisti/non-sessisti; militarismo/anti; empatia con i deboli/schieramento con i forti) forse non tutte esaustive, che possono superare l'antinomia uguaglianza/disuguaglianza
cui è improntato «Destra e sinistra» di Norberto Bobbio, 1994, (badate bene: è lo stesso anno in cui Giorgio Gaber propone il brano «Destra-sinistra» nell’album «E pensare che c’era il pensiero»). Oppure ancora, sovranisti e non (come suggerisce il politologo Sergio Fabbrini sul Sole 24 Ore e come in parte fa intendere Luca Ricolfi in «Sinistra e Popolo», 2017, dove delinea una sinistra del tutto seppellita dall'"europeismo giacobino" oltre che dall'"superiorità morale"). Oppure Nord/Sud (vedi l'articolo del teologo gesuita dal passato in politica Francesco Occhetta su Civiltà Cattolica).
Il mio orizzonte è molto più modesto: qui provo soltanto a capire le ragioni per le quali ad un certo punto nei parlamenti europei alcuni personaggi abbiano scelto di accomodarsi da una parte ed altri dall’altra. E tento di dipanare quest’altro nodo intricato che ci lascia il politichese.

La vulgata ci tramanda che dal 1789 al 1791, dunque nei mesi in cui prende le mosse la rivoluzione francese - attraverso gli Stati Generali, poi l’Assemblea Costituente e infine l’Assemblea Legislativa - nasce la consuetudine di far disporre i deputati in seggi omogenei per orientamento politico. Per gli appassionati di aneddoti va raccontato che uno dei momenti cruciali è la discussione sull’articolo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che riguarda la libertà religiosa, quando le fonti riferiscono che «coloro i quali tenevano alla religione e al re si erano messi alla destra del presidente, per sfuggire alle urla, ai discorsi e alle indecenze che avevano luogo nella parte opposta», dove sedeva la componente più rivoltosa con Marcel Gauchet.
Per esigenza di sintesi ci basti dare uno sguardo all’emiciclo dell’Assemblea Legislativa, dove le diverse posizioni politiche, inizialmente in embrione negli Stati Generali, si fanno ora più marcate.



Alla destra del presidente siedono i foglianti, cioè il gruppo nato da una scissione del club dei Giacobini e avversario tanto dell'ancien régime quanto della democrazia: il loro ideale è una monarchia costituzionale all'inglese.
A sinistra ci sono i rivoluzionari - è la minoranza - i quali si dichiarano più vicini alle istanze del popolo: c’è il gruppo (sarà noto col nome di Girondini) guidato da Brissot che, sebbene di tendenze moderate, anima insieme a Robespierre il club dei Giacobini. Sempre a sinistra siedono anche alcuni deputati favorevoli al suffragio universale (come Lindet, Couthon e Carnot) e tre deputati che rappresentano le istanze dei cordiglieri (Basire, Chabot, Merlin de Thionville).
In mezzo c’è l’assembramento più numeroso. È il centro, composto dalla bellezza di 345 deputati che, privi di una chiara linea politica, spesso oscillano tra le posizioni della destra e della sinistra e faranno presto a conquistare alla parte mediana dell’emiciclo l'appellativo di Palude.

La diffusione in Europa: nel XVIII secolo, esistono già dei parlamenti dove la distinzione fra destra e sinistra comincia ad assumere connotati politici. In alcune monarchie costituzionali e democratizzate avanza la prassi secondo cui alla destra del re seggano i nobili e alla sinistra i rappresentanti delle altre classi (gli innovatori). In Gran Bretagna, dove il Bill of rights (1689) ha già stabilito la sovranità del parlamento, sia alla Camera dei Lord che in quella dei Comuni è già in uso la consuetudine per la quale i sostenitori del governo si seggano alla destra del Lord Chancellor o dello Speaker, con la sola differenza che alla Camera dei Lord è prevista un’area per i cosiddetti cross-benchers, cioè per quegli esponenti che scelgono di non schierarsi nella maggioranza e nell’opposizione e siedono di fronte al Woolsack, vale a dire dirimpetto al Lord Chancellor, ossia al centro. Una possibilità che invece alla Camera dei Comuni non è contemplata. Di sicuro fu questa la topografia nella quale si incardinò lo storico confronto fra tories (conservatori) e whigs (liberali di sinistra).



Stessa musica in Danimarca, dove dal 1660 c’è già una monarchia costituzionale, nei Paesi Bassi, che nel 1747 sono diventati monarchia costituzionale. Ne consegue dunque che la Rivoluzione francese più che dare vita ad una nuova prassi, finì per consacrare una consuetudine che si andava già diffondendo.

Resta da spiegare la ragione per cui i nobili, gli ottimati, i migliori, i sostenitori dell’azione di governo scelgano di sedere proprio a destra e non da qualche altra parte.
Di sicuro ci furono delle componenti di natura squisitamente antropologica. Basti dare un occhio al prezioso volumetto intitolato «Dalla tenebra alla luce semantica» (Sovera editore, Roma 2002) in cui il glottologo Giuseppe Romaniello approfondisce il tema dell’etimologia “destra-sinistra”. Nel serrato excursus che si dipana tra il greco, il latino, il sanscrito, allargandosi all’intera area linguistica indoeuropea, senza disdegnare passaggi per l’inglese e per il tedesco moderni, emerge anche il dato di natura antropologica: «Dexter è di segno positivo, giacché la mano destra è oggettivamente più abile, mentre sinister è di segno negativo, perché la mano sinistra è oggettivamente meno efficiente».



Il glottologo Romaniello ricorda anche che nella tradizione biblica ebraica e cristiana la coppia destra/sinistra ha sempre conservato la connotazione oppositiva valore/disvalore (=bontà/malvagità). D’altronde nelle arti figurative al personaggio centrale (come il re, il Cristo) viene affiancato a destra il personaggio che succede immediatamente nell’ordine gerarchico o di valore e a sinistra il personaggio del terzo grado gerarchico. Per esempio, al Cristo in posizione centrale viene affiancato a destra il personaggio che è secondo per dignità come la madre Maria o il suo successore Pietro, mentre a sinistra è collocato un personaggio del terzo grado di dignità come il padre putativo Giuseppe o l’apostolo Paolo. Così come nel regno di Camelot, alla tavola rotonda, accade che alla destra di re Artù segga di norma Perceval - ovvero il cavaliere senza macchia e senza paura - o, in alternativa quando c’è, il sapiente Merlino. Ne deriva il motivo per il quale la destra ha rappresentato il luogo naturale per chi intendeva manifestare la propria vicinanza al re e al rappresentante del governo.

In fondo a questo ragionamento si apre un interrogativo post-ideologico: i parlamentari Cinque Stelle - che per esplicite dichiarazioni del fondatore Beppe Grillo non sono né di destra, né di sinistra - dove è giusto che siedano?
È la stessa domanda che si posero le prime pattuglie di deputati e senatori grillini all’alba della XVII legislatura (2013), quando fecero ingresso per la prima volta in massa a Montecitorio e a Palazzo Madama. Ebbene, in attesa della formale assegnazione dei posti i deputati pentastellati si disposero nelle ultime due file in alto dell'emiciclo, nella cosiddetta “piccionaia”, da sinistra a destra. E la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi diede questa spiegazione: «Non solo perché sono trasversali, sono simbolici del modo in cui vogliamo stare in Parlamento: vigilare, controllare quello che fanno i vecchi partiti». Un atteggiamento che si perpetuerà anche al Comune di Roma quando l’exploit a Cinque Stelle apre le porte del Campidoglio a Virginia Raggi e i grillini si propongono “l’occupazione simbolica” dell’Aula, sedendosi “un po’ a destra e un po’ a sinistra”, prima di scegliere di sistemarsi semplicemente negli scranni che erano stati dei consiglieri del Pd.

Di fatto, sia alla Camera che al Senato, ai Cinque Stelle furono assegnati i posti nella parte centrale dell'emiciclo, sulla destra, subito dopo Forza Italia e Lega, prima dell’allora folto gruppo del Pd. E a Grillo non dev’essere dispiaciuto visto che poi nel 2018, dopo le Politiche e prima delle lunghe trattative per la formazione del governo, esclamò: «Siamo un po’ democristiani, possiamo adattarci a qualsiasi cosa».

corrado.castiglione@ilmattino.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA