Maggioranze variabili
la teoria dei due forni

Clitemnestra si prepara ad uccidere Agamennone, Pierre Narcisse Guerin, 1817
Clitemnestra si prepara ad uccidere Agamennone, Pierre Narcisse Guerin, 1817
Martedì 24 Aprile 2018, 17:17 - Ultimo agg. 25 Aprile, 11:57
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Quelli che votano scheda bianca per non sporcare, oh yes!
(Enzo Jannacci, cantautore, cabarettista e medico italiano)


La teoria dei due forni sarà spiegata da Giulio Andreotti in dettaglio nella Storia d’Italia da Mussolini a Berlusconi di Bruno Vespa: «Dopo le elezioni dell’87 ci fu un braccio di ferro molto forte tra noi e i socialisti. Fu allora che inventai la “teoria dei due forni” (il forno socialista e quello comunista, con la Dc che sceglieva dove comprare il pane). I socialisti, da una parte,  volevano stare al governo con noi, dall’altra lavoravano per fare maggioranza con il Pci e mandarci all’opposizione. Forse avremmo dovuto incoraggiarli a imboccare questa seconda strada, ma allora non mi piaceva l’idea che Bettino Craxi stesse con noi in attesa di andarsene con gli altri. Anche sul piano internazionale, perseguiva un disegno equivoco. Sperava di poter ottenere lui l’ammissione del Pci all'Internazionale socialista, ma poi i comunisti entrarono come osservatori senza bisogno del suo consenso».

D’altronde chi può negare che proprio quella linea garantì alla Dc di assicurare stabilità politica al Paese nonostante i frequenti cambi di governo, tenere a freno le ambizioni del Psi, congelare il Pci e finanche di superare l’emergenza-terrorismo? E' quanto sostiene Gianfranco Morra, sociologo e saggista, in un'arguta disamina apparsa nel 2014 su Italia Oggi, dall'eloquente ammonimento: «La politica non va confusa con gli esercizi spirituali ma è l'arte del possibile e dell'utile».

Il ricordo di Craxi riaffiorerà più tardi, quando Silvio Berlusconi contesterà all’Udc di Pier Ferdinando Casini la linea ondivaga in occasione del voto sul rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan nel 2007, emblematica delle oscillazioni di quel segmento centrista in quegli anni: «Casini cerca di costruire il grande centro e forse ha nostalgia della politica dei due forni. Pensa di porsi come ago della bilancia come faceva Craxi». Parole che prevedibilmente suscitarono repliche e distinguo da Casini come dalla figlia dello statista socialista Stefania.

Seppure sottotraccia la teoria dei due forni si è perpetrata anche nella breve premiership di Matteo Renzi, guadagnando dal centrodestra di Berlusconi l’appoggio del patto del Nazareno e della riforma costituzionale, incassando dalla sinistra di Nichi Vendola l’okay all’elezione di Sergio Mattarella al Colle e concertando con i Cinque stelle numerose nomine, in Rai come alla Consulta.

Viene da concludere che non necessariamente la teoria dei due forni sia di per sé pratica riprovevole e da stigmatizzare. Tutt’altro. «Signori della Corte… l’adulterio non è sovente che una forma disperata di fedeltà». Facciamo come la sposa di Agamennone che, con le parole di Marguerite Yourcenar, affronta il processo e prova a spiegare perché ha ucciso il marito. Come dire: certe intese inedite o estemporanee possono suscitare stupore, soprattutto nei partner tradizionali accantonati, ma se la nuova alleanza produce azione di governo la fedeltà alla democrazia, quella sì, è destinata a restare intatta.

1. Politica e tradimento
2. La danza del potere

corrado.castiglione@ilmattino.it

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