Il panino del Cavaliere

Il panino del Cavaliere
Venerdì 13 Aprile 2018, 02:31 - Ultimo agg. 19:21
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Al mondo non esistono
argomenti poco interessanti;
possono esistere solo persone poco interessate
(Gilbert Keith Chesterton, scrittore, giornalista e intellettuale inglese)


Quirinale, interno giorno, in un ordinario pomeriggio di consultazioni. La delegazione dello schieramento di centrodestra - per la prima volta nella storia della Repubblica italiana - capitanata dal leader della Lega, e non da Silvio Berlusconi, si avvicina ai microfoni fuori allo studio della Vetrata per dare conto, attraverso una nota congiunta, dell’incontro appena avuto con il Capo dello Stato per la formazione del nuovo governo.
Il segretario del Carroccio Matteo Salvini è già pronto per intervenire e per salire sul gradino più alto del podio quando il Cavaliere, con un’abile mossa comunicativa riduce l’altro a comprimario e ruba la scena, prima  con la scusa di offrire una cortese overture («Abbiamo concordato un comunicato congiunto e il nostro leader ne darà lettura») e al termine, quando tutti vanno via, lanciando la caustica controffensiva all’indirizzo dei Cinque stelle.

Ecco, sappiate, questa duplice mossa comunicativa è codificata in maniera precisa nella lingua politichese: è Il cosiddetto “panino”. Secondo la vulgata comune, certamente cara agli ambienti di centrosinistra, l’invenzione di questa tecnica comunicativa è da attribuirsi a Clemente Mimun che fu chiamato in Rai a dirigere il Tg2 nel ‘94, ai tempi del primo governo Berlusconi. 

In che cosa consisteva la tecnica del panino è presto detto. Mimun rivoluzionò il concetto antico del “pastone”, in cui il cronista faceva a pezzetti, cucinava e serviva il verbo dei molteplici partiti della Prima Repubblica, ed ebbe l’intuizione di costruire l’informazione politica in tre parti, proprio come si fa con un sandwich o con un panino. Prima fetta al governo o alla maggioranza, poi il companatico con quanto passano le forze di opposizione, infine la seconda fetta del governo o della maggioranza. Et voila il gioco era fatto.

In vero il gioco fu realizzato così bene che resse anche alla tempesta del centrodestra e Berlusconi lasciò Palazzo Chigi, naturalmente a parti rovesciate: prima e ultima fetta all’opposizione, stavolta. La strada era aperta e il panino andò avanti imperterrito, così la direzione di Mimun che dal Tg2 passò al Tg1 nel 2002, attraversando le gesta di ben sette governi, dal centrodestra al centrosinistra e poi di nuovo al centrodestra: da Berlusconi a Lamberto Dini, da Romano Prodi a Massimo D’Alema, dal D’Alema II all’Amato II, al Berlusconi II. Sempre con la stessa regola. Osservò una volta Sebastiano Messina su Repubblica: «Approdato con il secondo governo Berlusconi al primo telegiornale italiano, lui ha perfezionato la formula rendendo tassativo l’ordine delle opinioni. Mai, neanche per sbaglio, l’ultima parola doveva toccare all’opposizione».

Dal canto suo, Mimun si è sempre difeso facendo il ritroso e spiegando che il panino era in uso in Rai già prima. Di contro, negli ambienti di centrosinistra, si è osservata che la formula mediana tra il pastone e il panino fu il “bidone”: un ibrido, una via di mezzo che si limitava a tenere separate le cronache riguardanti la maggioranza da quelle delle opposizioni.

Ultima avvertenza. Attenzione, non confondete il panino del Cavaliere con il Berlusconi Burger, la specialità che un camioncino bar gestito da italiani sfornava a Londra cinque anni fa, quando impazzava la polemica sulla procedura di decadenza da senatore. Costava sei sterline, riferiva il sito drivingline.com. Ma quella è un’altra storia.



corrado.castiglione@ilmattino.it
 
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