Martone o Servillo al Piccolo? "Non lasciamolo ai napoletani"

Sabato 28 Febbraio 2015, 20:50
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Con la morte di Luca Ronconi resta libera la direzione del Piccolo di Milano, uno dei più prestigiosi teatri italiani. Poltrona ambitissima, com'è facilmente intuibile. E per la successione in questi giorni si sono fatti i nomi, insieme con quello del tedesco Peter Stein, di Mario Martone e Toni Servillo. Entrambi hanno titoli ed esperienza tali da ricoprire degnamente quella carica. Infatti l'uno ha diretto il Teatro di Roma,  ha contribuito a fondare lo Stabile di Napoli ed ora è felicemente a capo dello Stabile di Torino, è profondo conoscitore del teatro di ricerca e di testi classici, e nel cinema ha saputo rendere popolari gli argomenti e i personaggi più raffinati (vedi, da ultimo, il successo al botteghino del Leopardi raccontato nel "Giovane favoloso").  L'altro è uno dei più grandi attori europei, dirige da tempo una compagnia prestigiosa carica di allori internazionali, passa con sapienza da celebrati autori del Vecchio Continente alla drammaturgia eduardiana, ha appena avuto una laurea honoris causa a Bologna e al cinema il lungo e proficuo sodalizio con Paolo Sorrentino lo ha portato a vincere un Oscar. Ebbene. Succede che su certa stampa milanese non di queste caratteristiche, non di queste qualità o di eventuali pecche si discuta, ma delle loro origini. Proprio così, dei loro natali.  "Ora che il re è morto non lasciamo ai napoletani il Piccolo Teatro" titola infatti nelle cronache di Milano "Libero‎".  Molte cose sensate si potrebbero obiettare a questa ridicola presa di posizione peraltro nemmeno suffragata da motivazioni all'interno dell'articolo (anzi, non sono pochi i meriti riconosciuti ai due autori). Però resta il fatto che "dare il grande Piccolo in mano ai "terun" è come mettere la statua di San Gennaro al posto di quella di Sant'Ambrogio".  C'è poco da aggiungere: per riportare la discussione nei ranghi dell'intelligenza  e del buon senso ci vorrebbe un miracolo, solo un miracolo.
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