Ciao, Luca

Sabato 2 Gennaio 2016, 13:24
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Chiudendo il convegno sui minori a rischio che aveva voluto organizzare a Napoli nel trentennale della morte di Eduardo, Luca De Filippo aveva promesso che tutte le belle parole pronunciate in quell'aula del Maschio Angioino, per quanto era in suo potere, sarebbero diventate fatti.  "Noi ne chiederemo conto" disse, rivolto alle istituzioni presenti e anche a quelle che non c'erano. È stato il suo ultimo impegno, nemmeno un mese fa; poi una malattia fulminea e feroce, il 27 novembre, se l'è portato via.
    
Luca era così, guardava ai fatti senza curarsi delle parole. Sapeva, per antica consuetudine, quel che il suo grande padre aveva scritto in  dedica a un giovane Riccardo Muti: "Le parole non contano". I gesti sì. E I gesti di Luca De Filippo hanno sempre avuto un valore:‎ nel suo essere capocomico, con serietà e rispetto; nel ‎modo in cui ha gestito l'eredità paterna, con sapienza e coraggio; nell'impegno profuso per I ragazzi di Nisida, con lo slancio che gli veniva dal luminoso esempio eduardiano.
    
Luca De Filippo era un artista di talento e un galantuomo vero. Figlio di Eduardo, nipote di Peppino e Titina, il nonno era Scarpetta, portava con dignità l'onere del suo cognome e sul palcoscenico aveva saputo valorizzare la nobiltà della tradizione senza ‎trascurare la ricerca e i nuovi linguaggi. Di sé diceva con orgoglio: "Sono un artista di terza generazione". Dei suoi 67 anni, sessanta li aveva vissuti in palcoscenico. Conosceva le leggi non scritte del teatro: era andato in scena, al Diana di Napoli, quando Eduardo morì, così come Eduardo non smise di recitare quando morì l'altra figliola, Luisella. Anche per questo la compagnia di "Non ti pago", l'ultimo spettacolo di Luca, non si è fermata e non si fermerà.
     
L'ironia elegante era la sua cifra, la riservatezza un tratto essenziale del suo carattere. "Sono cresciuti I figli e non me ne sono accorto" disse Eduardo nel suo celebre 'testamento morale' di Taormina: "Meno male che Luca è venuto bene...". Già, Luca De Filippo era 'venuto bene' e il coro di rimpianto sincero che in queste ore accompagna la sua improvvisa scomparsa lo testimonia a dispetto di ogni retorica.‎ Per il funerale laico all'Argentina il teatro era stracolmo: l'ultimo, commosso tutto esaurito. Con La Capria lo hanno ricordato Lina Wertmuller, Massimo Ammaniti, il cugino Luigi ("Luca, neanche a me 'me piace 'o presepio"), in platea con tutta la scena italiana c'era anche il presidente emerito Napolitano, vecchio amico di famiglia. Nelle ore del dolore le promesse di portare avanti I suoi progetti per Napoli, per i giovani meno fortunati della città, per la sua scuola di teatro, si sprecano. Domani toccherà alle istituzioni, agli esperti, a chi di dovere, trasformare le chiacchiere in fatti. Sarà il modo migliore per onorare un grande artista e un grande uomo. Le parole non contano. Ciao, Luca
 
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