Choc nel carcere di Benevento: ergastolano napoletano s'impicca in cella

Choc nel carcere di Benevento: ergastolano napoletano s'impicca in cella
Venerdì 15 Dicembre 2017, 14:55 - Ultimo agg. 16:41
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È bastato il cordoncino di una tuta, a un detenuto ospite dell’articolazione di osservazione mentale, per togliersi la vita, durante la notte tra mercoledì e giovedì, nel carcere di contrada Capodimonte. Il resoconto del dramma arriva dal segretario regionale del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria), Emilio Fattorello: «Un detenuto ergastolano di 39 anni di origine napoletana,  Vincenzo Guerriero, alias 'o cane, si è tolto la vita impiccandosi nella casa circondariale di Benevento. L’uomo si è rinchiuso nel bagno e si è legato alle inferriate con il cordoncino di una tuta all’insaputa del compagno di cella. A nulla sono valsi i soccorsi. Ancora una tragedia in carcere - commenta Fattorello - nell’indifferenza del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria».

«È il quarto suicidio in pochi giorni: gli altri tre - gli fa eco Donato Capece, segretario generale del Sappe - si sono verificati a Roma Regina Coeli, Terni e Milano San Vittore. E due poliziotti penitenziari si sono tolti la vita in poche settimane. Questi sono i drammi che vivono le carceri, ma il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria pensano ad altro. Ad esempio, ad aumentare dell’80% lo stipendio dei detenuti che lavorano senza pensare che la Polizia Penitenziaria ha un contratto scaduto da 10 anni». 

Pluripregiudicato di Castellammare, Guerriero era affiliato al clan D'Alessandro di Scanzano e scontava una pena all'ergastolo per l'omicidio Scelzo, il ras del clan D'Alessandro si è suicidato in una cella del carcere di Benevento. In cella da dieci anni, è ritenuto l'organizzatore e il mandante dell'omicidio di Pietro Scelzo, un altro soldato del clan scanzanese freddato a colpi di pistola nel novembre del 2006. Una punizione del clan, l'ultimo omicidio di camorra nell'ambito della faida tra gli scanzanesi e gli scissionisti degli Omobono-Scarpa.

Scelzo, uscito di galera grazie all'indulto appena due mesi prima della sua esecuzione, passò dal clan d'Alessandro alle fila degli scissionisti che agli inizi degli anni Duemila fecero la guerra agli scanzanesi. Il ras Guerriero, dopo aver saputo della scelta fatta da Scelzo, organizzò l'agguato ma senza prendervi parte. Infatti Guerriero all'epoca era già sorvegliato speciale e quindi dovette commissionare l'omicidio ad un killer dei D'Alessandro che entrò in azione nel rione Santa Caterina freddando Scelzo. Un'esecuzione di camorra che mise fine alle ostilità tra i D'Alessandro e gli scissionisti degli Omobono-Scarpa che deposero l'ascia di guerra dopo aver perso diversi uomini in una serie di agguati.

Nel curriculum criminale di o cane una lunghissima serie di precedenti penali tra cui rapina, sequestro di persona e armi. Il 37enne ras dei D'Alessandro e il killer dell'omicidio Scelzo tentarono di evitare la condanna all'ergastolo facendo pressioni e intimidazioni su di un ragazzo disabile che aveva assistito all'agguato.
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