San Salvatore Telesino, omicidio di Maria,
scontro sull'ora dell'ultima violenza

San Salvatore Telesino, omicidio di Maria, scontro sull'ora dell'ultima violenza
Domenica 12 Marzo 2017, 09:18
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S. SALVATORE TELESINO - In attesa che il Tribunale del riesame di Napoli faccia chiarezza sulla morte di Maria, la bambina di dieci anni trovata morta in una piscina di un resort di San Salvatore Telesino il 19 giugno 2016, continua il «processo mediatico», con la contrapposizione di tesi da parte degli inquirenti, ma anche di criminologi. Ieri c’è stato un nuovo intervento quello di Ursula Franco che assiste gli indagati. Da mesi vi è un contrasto tra Procura della Repubblica e Gip. I primi ritengono di aver individuato in Daniel Ciocan di 21 anni e nella sorella Cristina di 30 anni i responsabili dell’omicidio. Il Gip ritiene che gli elementi raccolti non danno certezze e prospetta la necessità di ulteriori indagini. Contro il diniego del Gip agli arresti la Procura ha fatto ricorso al Tribunale del Riesame.



«Smentisco - afferma la criminolga che assiste i fratelli Ciocan - che ciò che è stato pubblicato negli ultimi giorni riguardo al caso di Maria Ungureanu corrisponda a realtà. Non è vero che i medici legali della Procura abbiano concluso che la bambina sia stata violentata nel pomeriggio del giorno precedente alla sua morte. Maria Ungureanu è stata abusata, secondo i consulenti della procura, 4-5 ore prima che annegasse, in quel momento la bambina si trovava in compagnia di due persone facilmente identificabili e le indagini hanno escluso che si tratti di Daniel e Cristina Ciocan. Inoltre, è falso che i medici legali abbiano rilevato “diverse lacerazioni interne e ferite, alcune delle quali visibili a occhio nudo” o fantomatiche “contrazioni ancora riscontrabili in sede di esame autoptico”. Voglio ricordare che Maria è morta tra le 21.15 e le 23.15, sempre secondo i medici legali della Procura, in quel momento Daniel e Cristina non si trovavano a San Salvatore Telesino, lasciano infatti il paese alle 21.02, in accordo con le risultanze delle analisi delle celle telefoniche.



E’ evidente che alla base dei rigetti delle due richieste di misura cautelare firmati dal giudice per le indagini preliminari Flavio Cusani ci siano solidi motivi».
Fin qui la criminologa che fa riferimento a ricostruzioni fatte su giornali. In realtà la Procura collegava una delle violenze subite dalla bambina il sabato pomeriggio perchè, c’era una testimonianza di un amichetta della vittima che l’aveva vista turbata e con delle escoriazioni.
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