Pedofilo ucciso davanti alla madre:
già interrogati trenta sospettati

Pedofilo ucciso davanti alla madre: già interrogati trenta sospettati
di Enrico Marra
Domenica 22 Luglio 2018, 12:28 - Ultimo agg. 15:36
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FRASSO TELESINO - Finora i carabinieri hanno ascoltato una trentina di persone, ma sul movente che ha spinto due killer a uccidere Giuseppe Matarazzo, il pastore di 45 anni di Frasso Telesino scarcerato da un mese, dopo un condanna per violenza su una minore, non c'è alcuna certezza ma solo ipotesi. Gli interrogatori si sono svolti anche in luoghi diversi, presso la stazione di Frasso Telesino, presso la Compagnia di Cerreto Sannita e il comando provinciale di Benevento. Una decisione finalizzata anche a porre i testi nella condizione di non essere identificati nei luoghi di residenza e quindi di poter rendere dichiarazioni in modo spontaneo. E per meglio ricostruire il passato di questa vicenda si è anche fatto ricorso, a livello investigativo, all'apporto di carabinieri, che ora ricoprono altri incarichi, ma che nel 2009 avevano indagato sulla vicenda portando poi all'arresto di Giuseppe Matarazzo. Sono sfilati davanti ai militari i componenti la famiglia Matarazzo il padre Giuseppe, la sorella Teresa la madre Evelina. Quest'ultima ha assistito all'uccisione del figlio e ha potuto fornire una vaga descrizione di quell'auto da cui sono parti i colpi di pistola che hanno raggiunto Giuseppe al torace. Aveva detto che si trattava di un'auto nera e lunga. Gli inquirenti le hanno mostrato le foto di alcuni veicoli e alla fine la donna ha ipotizzato che potesse essere una Bmw. Nulla di certo in ogni caso, ma in un autentico giallo con poche certezze anche il più piccolo elemento finisce con l'essere un punto di partenza di una pista che potrebbe rivelarsi produttiva.

Ascoltati chiaramente i componenti della famiglia Iorillo, genitori e figli. La famiglia della piccola Michela, la 14enne che si tolse la vita dopo una relazione con Giuseppe Matarazzo che poi venne condannato a undici anni e sei mesi per violenza. Anche ieri nuovi interrogatori da parte dei carabinieri della Compagnia di Cerreto Sannita e del Nucleo investigativo provinciale coordinati dal procuratore della Repubblica Aldo Policastro e dal sostituto procuratore Francesco Sansobrino.
 
L'arresto di Matarazzo risale al 2009 e l'uomo aveva beneficiato di una riduzione della pena di tre anni per la buona condotta tenuta nel corso della detenzione. E in queste ore anche i periodi di detenzione nei vari istituti di pena che lo hanno ospitato vengono passati al setaccio. In particolare quello nel carcere di Secondigliano, ultimo istituto che lo ha ospitato. Tra l'altro il tipo di reato per cui era stato condannato, fa sì che i rapporti con altri detenuti sono oggetto di particolare attenzione, nell'ambito dello stesso penitenziario. Questo dovrebbe escludere che la vittima possa essere venuta a contatto con elementi della mala e quindi aver provocato reazioni una volta uscito in libertà.

Gli inquirenti attendono anche elementi dall'autopsia, sul corpo di Giuseppe Matarazzo, specie sull'arma adoperata. La salma è stata trasportata presso la sala mortuaria dell'ospedale «Rummo». Nella mattinata di mercoledì il sostituto procuratore della Repubblica Sansobrino conferirà l'incarico al perito che dovrà eseguirla. I primi rilievi, nell'immediatezza dell'omicidio sono stati espletati dal medico legale Emilio D'Oro. I familiari della vittima nomineranno anche loro un perito di fiducia.
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