Camera di commercio arriva il commissario: «Un finale inevitabile»

La Regione archivia lo scontro interno e nomina Pettrone

La Camera di commercio
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di Antonio Mastella
Sabato 1 Aprile 2023, 09:26
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È giunto al termine lo stallo che teneva inchiodata al palo la Camera di commercio Irpinia-Sannio. Il presidente della Giunta regionale, Vincenzo De Luca, ha firmato il decreto di nomina del commissario straordinario, il cui compito sarà quello di predisporre il bilancio previsionale ed avviare le procedure per la designazione dei nuovi consiglieri cui spetterà dare vita, si spera una volta e per sempre, all'ente camerale.
Ad essere stato designato è Girolamo Pettrone, avvocato civilista.

Tra le ragioni della scelta del designato, di certo l'esperienza che ha accumulato per avere svolto un incarico analogo alla Camera di commercio di Napoli, dal 2016 al 2018. L'avvocato, tra l'altro, è anche componente del Cda della partecipata regionale Sviluppo Campania. Va da sé che ora vanno a casa presidente, giunta e membri del consiglio incardinati a luglio dello scorso anno; sono rimasti in carica appena otto mesi a causa di una maggioranza dissoltasi subito dopo l'elezione di Pino Bruno, ex presidente degli industriali avellinesi, alla presidenza.

La discesa in campo della Regione per mettere fine ad una vicenda per tanti versi incresciosa, visto il blocco in cui l'istituzione era venuta a trovarsi, era da tutti ritenuta inevitabile, tenuto conto delle ragioni che hanno portato ad assumere una posizione così drastica da parte di De Luca ma prevista, in ogni caso, dalla norma.

A spingere verso questa decisione, deve essere stato, in particolare, l'esito della infuocata seduta di consiglio del 6 marzo scorso. Fu una riunione convocata per prendere visione dei documenti propedeutici al bilancio di previsione per poi eventualmente approvarli. Vale ricordare che era stata la Regione a chiedere all'assemblea di esprimersi su tali atti. Una richiesta dettata dalla acclarata impossibilità del commissario ad acta appositamente designato di portare a compimento l'incarico proprio perché mancava la documentazione indispensabile per procedere nel senso della missione assegnatagli. Da qui la sollecitazione di portare, come da norma, gli atti in consiglio perché venissero ratificati. Convocata l'assemblea, i lavori furono segnati da agitazione e tensione tali da spingere il presidente a dichiararla chiusa, senza approdare, di conseguenza, al voto sollecitato. A dispetto della scelta presidenziale, 22 consiglieri sui 33, in ogni caso, ritennero di proseguire con i lavori sino a giungere al varo agognato.

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Cosa è accaduto poi? Una verifica, di quasi tre settimane, da parte dei competenti uffici regionali avrebbe ritenuto non valido il verbale della seduta, cui ha fatto da corollario qualche seduta di giunta autoconvocata da parte di cinque componenti. Da qui, dunque, la determinazione di De Luca. «Era una conclusione tanto attesa quanto inevitabile», è il commento di Antonio Campese, consigliere in carica, già presidente dell'ente camerale sannita prima della fusione, convinto sostenitore della necessità dello scioglimento per procedere a nuove elezioni; così certo di una simile soluzione da indirizzare una vera e propria diffida, nei giorni scorsi, alla Regione perché statuisse, quanto prima, il commissariamento. «Non si dovevano neanche mandare in consiglio gli atti aggiunge alla luce delle conclusioni del commissario ad acta. Si sono soltanto persi mesi».

L'arrivo della figura commissariale è la «certificazione di un fallimento» a giudizio di Claudio Monteforte, presidente di Piccola industria Confindustria, eletto nella Irpinia-Sannio per il mondo industriale sannita. «C'è il rammarico sottolinea per avere sprecato tanto tempo. Quanto accaduto, lo si deve alla radicalizzazione di posizioni personali, che hanno avuto la meglio rispetto all'esigenza di rappresentare e difendere gli interessi di circa 80mila aziende». Non meno malinconica la valutazione di Salvatore Loffreda, direttore regionale della Coldiretti, coordinatore della cordata che aveva sostenuto l'elezione del vigneron Piero Mastroberardino, poi fallita, alla presidenza. «Non poteva chiudersi osserva diversamente la partita. Siamo giunti a questo per la nostra incapacità a trovare una sintesi che desse un assetto stabile all'istituzione. Ci auguriamo che il commissario avvii al più presto le procedure per il nuovo consiglio».

Più asettico il giudizio di Ignazio Catauro, grande elettore prima e deciso avversario poi del presidente Bruno: «Se la Regione ha stabilito così - premette - è giusto che sia così, evidentemente. È chiaro che si riparte da zero ma non so quanto occorrerà perché si approdi all'epilogo, che tutti vogliamo. Nella migliore e più ottimista delle ipotesi, si impiegherà almeno un anno prima che la Irpinia-Sannio possa avere un consiglio, una giunta ed un presidente nuovi».
 

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