Benevento, pendolari prigionieri nel treno per cinque ore

Benevento, pendolari prigionieri nel treno per cinque ore
Giovedì 18 Maggio 2017, 08:26
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BENEVENTO - Drammatica odissea ieri mattina per studenti e lavoratori pendolari sulla linea ferroviaria Benevento Napoli, via Valle Caudina: questa volta a guastarsi, sotto un sole cocente, nel tratto compreso tra Cancello Scalo ed Acerra è stato il treno delle 7.01 proveniente da Benevento centrale. Come già è successo tante altre volte, viaggiatori che si dicono disinformati, lasciati per lungo tempo senza spiegazioni né un’idea sul da farsi da parte del personale, in attesa di provvedimenti dall’alto, che tardavano ad arrivare. Solo intorno alle 11.30 una motrice è arrivata per trainare i vagoni ad Acerra dove i malcapitati hanno finalmente potuto raggiungere la stazione di Napoli centrale un quarto d’ora più tardi. Alla fine ci sono volute quasi 5 ore, per arrivare alla meta, con un percorso che offre ogni giorno sempre meno garanzie e certezze.


E sale la rabbia di quanti, a causa di un ritardo inaudito, legato a disservizio pubblico, sono costretti a rimetterci ore di lavoro, appuntamenti ed impegni di studio: «Avevamo lezione dalle 10 alle 11 – spiega una studentessa universitaria salita sul treno alla stazione di Arpaia – Alla fine era inutile arrivare a Napoli ed ho preferito far ritorno a Cancello, dove però non c’era la coincidenza per Benevento. Un vero caos ogni volta». 
Ed è lo stesso calvario che mette a dura prova, come fosse normale, quei pendolari, costretti tante volte a trasbordare su autobus che non riescono a contenere i viaggiatori di alcune corse affollate: «Molti di noi pendolari – spiega un impiegato pubblico - per raggiungere Napoli partono da Benevento alle 5 o alle 6 del mattino per tornare a casa spesso con il treno delle 18.20 se non anche delle 20.20. I responsabili Eav probabilmente non conoscono i sacrifici che dobbiamo sopportare sulla tratta nel corso della giornata. La situazione si è fatta insostenibile: è urgente che chi di dovere ascolti le nostre ragioni e sani una volta per tutte questo servizio ferroviario da terzo mondo». 
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