Airola, imprenditore ucciso e fatto a pezzi in Portogallo: «Sono stato io, mi doveva dei soldi»

Il marocchino assassino arrestato dalla polizia portoghese
Il marocchino assassino arrestato dalla polizia portoghese
di Claudio Coluzzi
Mercoledì 19 Aprile 2017, 09:26
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BENEVENTO - Una morte atroce, lontano da casa. Antonio Iarossi, 59 anni imprenditore di Airola, è stato ucciso a Borba, in Portogallo, venerdi scorso. Ma il suo cadavere, orribilmente mutilato, è stato scoperto solo sabato Santo. E il giorno di Pasquetta, la moglie e i figlio, sono partiti per il Paese iberico dopo aver appreso della terribile notizia. Ad uccidere Antonio, che gestiva una fiorente attività di estrazione e commercializzazione di marmo in Portogallo, un suo ex dipendente marocchino. Il nordafricano ha usato un grande trapano per colpire l’imprenditore, al culmine di un litigio, per questioni di denaro. Il marocchino, 61 anni, è stato arrestato dalla polizia portoghese, ha confessato l’omicidio ed è ora a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Antonio Iarossi da circa venti anni operava in Portogallo con la sua azienda, la Italcrhono. Aveva trasferito all’estero la sua attività e qui era riuscito ad inserirsi bene. Gli affari erano fiorenti, grazie alla sua grande dedizione al lavoro e ai sacrifici che aveva affrontato, era riuscito a farsi un nome e una vasta clientela. La moglie e i figli non avevano però voluto seguirlo in Portogallo, erano rimasti ad Airola, per questo era lui che veniva spesso a casa per riunirsi alla famiglia e poi ritornava in Portogallo, per seguire gli affari.

Venerdi scorso, secondo la ricostruzione della polizia locale, Antonio aveva avuto una discussione con un suo ex dipendente. Questi pretendeva una somma di denaro asserendo di non essere stato pagato. Per Antonio invece non aveva diritto a quel pagamento. La discussione, svoltasi all’interno dell’azienda portoghese, è divenuta molto animata. Ad un certo punto il marocchino ha afferrato un grosso trapano usato per tagliare il marmo ed ha colpito il suo ex datore alla gola e alla testa. Ferite pronfonde che purtroppo non hanno dato scampo ad Antonio e lo hanno portato alla morte. A quel punto, secondo la ricostruzione degli investigatori, il marocchino sarebbe fuggito per poi tornare in azienda il giorno dopo. Il cadavere dell’imprenditore era ancora lì, nessuno si era accorto di nulla. L’assassino ha escogitato un piano diabolito. Ha mutilato il corpo dell’imprenditore per nasconderlo a pezzi ed evitare l’arresto. Ma mentre era intento in tali sevizie è stato scoperto da un altro dipendente che ha dato l’allarme alla polizia. A questo punto l’intervento in forze della polizia ha evitato ogni tentativo di fuga. Il marocchino è stato bloccato ed ha confessato: «Sono stato io ad ucciderlo, ho perso la testa, mi doveva dei soldi...». 
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