Processo per la strage del bus, aggredito il proprietario del pullman: «Sei un assassino»

Momenti di tensione al processo per la strage del bus
Momenti di tensione al processo per la strage del bus
di Gianni Colucci
Venerdì 17 Luglio 2015, 09:18 - Ultimo agg. 09:24
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AVELLINO - «Pure io sono morto»: tenta di dire Gennaro Lametta, il titolare dell’agenzia proprietaria del bus che il 28 luglio di due anni fa, con una valvola di sicurezza dei freni in avaria, precipitò dal viadotto Acqualonga sull’autostrada Napoli-Bari tra Monteforte e Baiano. Trascinò con se la comitiva di gitanti di Pozzuoli che era bordo, di ritorno da un pellegrinaggio a Pietrelcina: 40 morti, una decina di feriti. Anche Ciro Lametta, fratello dell’agente di viaggi, che guidava il bus, morì nell’impatto. Lametta viene azzittito, quasi aggredito, da Fabio Caiazzo, che ha perso padre e madre una zia e aiuta sua sorella nelle cure difficilissime della nipotina rimasta ferita nell’incidente: «Hai quasi ammazzato mia nipote. Assassino, devi stare dentro», gli dice.



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