Santa Lucia di Serino. Italiana uccisa a Dacca: veglia di preghiera per la sorella di Don Luca

Santa Lucia di Serino. Italiana uccisa a Dacca: veglia di preghiera per la sorella di Don Luca
Lunedì 4 Luglio 2016, 10:01
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Santa Lucia di Serino. Una veglia di preghiera per ricordare Simona e mostrare ulteriore vicinanza al proprio parroco. Così la comunità di Santa Lucia di Serino, ieri pomeriggio, si è volta riunire nella chiesa madre di San Pietro e Paolo «per unirsi, tramite la preghiera, al dolore della famiglia del nostro caro parroco Don Luca per la perdita di Simona». Il piccolo comune irpino è ancora sotto choc, come tutta Italia, per la strage operata dal terrorismo islamico a Dacca, capitale del Bangladesh, dove venerdì sera un commando dell'Isis ha assaltato un ristorante, torturando e uccidendo 20 persone, tra cui 9 italiani. Come Simona Monti, 33enne originaria di Magliano Sabina, in provincia di Rieti, ammazzata mentre era al quinto mese di gravidanza.

Il fratello di Simona è il trentenne don Luca Monti, parroco di Santa Lucia, formatosi come sacerdote proprio in Irpinia. Il dolore per il prelato e per la sua famiglia è inconsolabile, ma proprio lui per primo ha voluto ricordare «il martirio» della sorella sperando che possa «contribuire a un mondo migliore». Don Luca ha ricevuto nel giro di poche ore la solidarietà di tutto il paesino, ma anche del resto della provincia. Il sindaco di Santa Lucia di Serino, Fenisia Mariconda, ha assicurato il massimo sostegno al giovane parroco e la presenza del Comune ai funerali di Simona. Ieri poi, come richiesto dal momento, la comunità della cittadina serinese ha celebrato un doveroso momento di preghiera, dimostrando una rinnovata vicinanza a don Luca, che fin dall'insediamento ha conquistato l'affetto dell'intera popolazione del Comune. Simona Monti, peraltro, sarebbe partita alla volta di Magliano proprio oggi per un lungo periodo di aspettativa per portare a termine la gravidanza.

Il destino, però, ha messo sulla loro strada la follia omicida dei terroristi che prima le hanno prese in ostaggio e poi le hanno uccise brutalmente, insieme ad altri sette italiani, sette giapponesi, un'indiana e tre bengalesi, di cui uno con nazionalità americana.
 
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