Isochimica, pasticcio pensioni:
esclusi si appellano al Parlamento

Isochimica, pasticcio pensioni: esclusi si appellano al Parlamento
di Rossella Fierro
Domenica 23 Settembre 2018, 13:00
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«Siamo stanchi di subire ingiustizie e discriminazioni. Anche i super periti hanno confermato che siamo tutti in pericolo di vita eppure non riusciamo a godere dei nostri diritti».

Gli ex operai Isochimica tornano alla carica per denunciare le anomalie nei prepensionamenti previsti dalla vecchia legge di Stabilità del Governo Renzi ma che, per una serie di cavilli burocratici, non si sono trasformati in un diritto universale per quanto hanno grattato e respirato amianto nei capannoni di Borgo Ferrovia. Dopo un incontro informale nelle scorse settimane, gli ex scoibentatori chiedono un intervento di Maria Pallini, deputata avellinese del Movimento 5 stelle e capogruppo in Commissione Lavoro, affinché si attivi per superare tutte le storture della legge nonché sollecitare l'Inail a rivedere le percentuali di malattia professionale riconosciute, sovente, come emerso anche nell'ambito del processo penale in corso, irrisorie rispetto al reale stato di salute dei lavoratori.
 
Su una platea di circa 170 ex operai riconosciuti affetti da patologie derivanti dall'attività lavorativa, circa 40 restano fuori da quanto stabilito con la Finanziaria del 2016 a meno che il Governo non estenda i termini previsti per un altro triennio. Alcuni casi, come quello di Antonio Iuliano, sono davvero singolari: a fronte della stessa percentuale di invalidità riconosciuta e della stessa patologia certificata ad altri ex colleghi rientrati nella mini manovra, l'operaio 64enne ha ricevuto un secco rifiuto alla richiesta di andare in quiescenza anticipata. «Quando ho lasciato l'Isochimica ho lavorato in Poste Italiane. Bisognava essere iscritti ad una sola cassa previdenziale - spiega l'ex operaio Isochimica- e io chiaramente iniziai a versare i miei contributi a Ipost, quello che allora era il Servizio di Gestione Fondi Gruppo Poste. Ho fatto la ricongiunzione con i contributi versati all'Inps, ma non è bastato per ottenere la possibilità di andare in quiescenza come altri miei colleghi. Anche io come la maggior parte di loro ho ispessimenti della pleura lato sinistro e non ho ottenuto oltre il 5% di riconoscimento da parte dell'Inail, questo nonostante quanto detto dal professore Umberto Moscato nell'ultima udienza del processo, che ha chiaramente dichiarato che da questo tipo di malattia non si guarisce mai. Supero il minimo richiesto di 32 anni di contributi versati, ne ho maturati complessivamente 36 ma nonostante tutto per me il diritto alla pensione resta un miraggio. Questo per i criteri selettivi che sono stati introdotti dalla circolare attuativa della Legge di Stabilità. Così si crea una vera e propria discriminazione tra noi lavoratori, qualcosa di molto lontano da quello che era lo spirito iniziale di quella legge: cioè porre fine alla nostra decennale ingiustizia».
 
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