L'influencer Mafalda minacciata
​sui social: «Meriti 50 coltellate»

L'influencer Mafalda minacciata sui social

L'influencer Mafalda minacciata sui social: «Meriti 50 coltellate»
Mercoledì 31 Marzo 2021, 08:58 - Ultimo agg. 20:14
3 Minuti di Lettura

Chiede ai dirigenti scolastici della Regione di inserire nei programmi scolastici anche l'utilizzo dei social network, ma scatta immediatamente il linciaggio. «Ma tu credi che veramente la scuola abbia bisogno di te? Vergognati, meriteresti 50 coltellate» . Sono alcune delle frasi, ma ce ne sono anche di più pesanti («L'uso dei social nelle scuole? Ma ammazzati»), che Mafalda De Simone, infuencer irpina, si è trovata a dover leggere sul proprio profilo.

Alcuni degli insulti passano: «Trovarti un lavoro serio, no? Io per la vergogna mi sarei buttata giù da un ponte», ma le minacce di morte sono finite in una denuncia.

Matilde De Simone ha sporto una denuncia alla polizia postale, segnalandogli account da cui provenivano le minacce.

Mafalda De Simone, molto conosciuta tra Avellino e Salerno, con oltre 170mila followers all'attivo, finisce nel mirino perché propone ai dirigenti scolastici e al ministero dell'Istruzione di dedicare delle ore di didattica all'uso dei social network. I messaggi che la giovane ha ricevuto dimostrano che la proposta non è affatto peregrina. Centinaia i messaggi di solidarietà (anche del sottosegretario all'Interno Sibilia).

La ragazza si racconta sui social: «Quello che ho vissuto in questi giorni è stato davvero spiacevole, ho ricevuto insulti e minacce di morte per aver proposto di inserire nelle scuole l'insegnamento dell'uso corretto dei social».

La giovane se la prende con i suoi coetanei. E aggiunge: «Sono sempre più convinta di quanto ho detto nei giorni scorsi: le generazioni del futuro devono saper imparare a usare i social, perché i loro familiari certamente non lo sanno fare se è il risultato è quello che mi sono trovata nelle caselle di posta privata. Il mondo sta cambiando, nel bene o nel male, ed è questa la realtà che viviamo. Sta a noi non renderla moralmente degradante». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA