I pastori e l'Irpinia: «Restiamo per difendere il territorio»

La storia di chi ha scelto un mestiere difficile

Un gregge di pecore nell'Irpinia
Un gregge di pecore nell'Irpinia
di Alberto Nigro
Giovedì 14 Dicembre 2023, 09:10 - Ultimo agg. 15 Dicembre, 10:45
4 Minuti di Lettura

Spopolamento, desertificazione, mancanza di servizi. Le aree interne nell'immaginario collettivo sono questo o poco più. Eppure, in una società sempre pronta a cogliere nuove opportunità, non sembra impossibile invertire il paradigma. In numero crescente i giovani guardano alle «terre dell'osso» come ad un'occasione e la pastorizia, le produzioni ad essa collegate, possono rappresentare l'orizzonte da raggiungere. Anna Russo è una donna garbata e determinata. Una di quelle persone che hanno dedicato la propria vita alla montagna e all'azienda di famiglia (il caseificio aziendale «La Bagnolese» di Pasquale Dell'Angelo e Figli, in quel di Bagnoli Irpino). Una donna che, pur avendo i piedi ben piantati in terra, può, per molti versi, essere considerata una sognatrice. «Lavorare nel contesto montano afferma è un'esperienza totalizzante: ti dà tutto, ti toglie tutto, ma alla fine fa parte di te ed è l'unica cosa che senti di dover e voler fare». Allevare ovini e produrre formaggi è una tradizione della famiglia Dell'Angelo da 6 generazioni, circa 200 anni, ma non è stato semplice superare i momenti bui.

«Serve tanto coraggio dice Russo perché il lavoro è duro, gli orari sono massacranti e si ha a che fare con una burocrazia sempre più complessa. All'esterno, poi, quando c'è la transumanza, qualcuno ti apprezza, ma c'è anche chi ti guarda male o ti tiene a distanza».

Insomma, per andare avanti bisogna essere davvero armati di buona volontà ed è questo il consiglio che Russo intende offrire ai giovani che pensano di imboccare questa strada: «Abbiate sempre ben in mente il traguardo che volete raggiungere e siate coscienti dei sacrifici che vanno fatti. Basti pensare, solo per fare un esempio, che il giorno di Natale noi non potremo stare seduti intorno ad una tavola come le altre famiglie». Le difficoltà sono evidenti, però, almeno per quanto riguarda la produzione casearia, negli ultimi anni si è sviluppata una maggiore consapevolezza in termini di qualità e sostenibilità. «Nel nostro caseificio - spiega Russo - la lavorazione è fatta a mano e grazie a sforzi e sacrifici oggi, pur essendo piccoli, produciamo 18 tipi di formaggi, tra freschi e stagionati». È inutile dirlo, «quando vi do un pezzo di formaggio - evidenzia - vi do un pezzo del mio cuore» e, sempre di più, «le persone sembrano comprenderlo ed apprezzarlo, anche perché da qualche tempo abbiamo aperto le porte dell'azienda ai curiosi e ai ragazzi delle scuole che possono così vedere in maniera diretta cosa si cela dietro ogni nostro prodotto».

Video

Spostandoci a Rocca San Felice facciamo la conoscenza di un'altra donna fiera e caparbia, Annamaria Rosamilia dell'azienda produttrice di pecorino Carmasciano «La Verga». L'esordio è diretto: «Per svolgere questa attività servono pazienza, passione e capacità di sacrificarsi. Senza doti del genere è meglio orientarsi verso altro». Tra orari massacranti e burocrazia esasperante è facile farsi prendere dallo sconforto, ma per Rosamilia «le soddisfazioni che si ottengono grazie al duro lavoro fanno superare qualsiasi difficoltà». Di buono, d'altro canto, c'è che «si è imprenditori di se stessi» e che si può vivere «in un contesto sano, naturale, che tante persone che abitano e lavorano in ambienti caotici possono solo sognare». Tutto questo lo sa bene chi, come lei, si è avvicinata a questo mondo nel 2016, dopo aver svolto altri lavori ed essersi scontrata a più riprese con il frammentato tessuto produttivo irpino. «L'opera che portiamo avanti spiega oggi è conosciuta maggiormente. In passato i produttori erano, anche per età, più chiusi e spesso non condividevano informazioni sui prodotti e le loro lavorazioni, ma le cose sono cambiate e, personalmente, credo sia fondamentale istruire chi viene a trovarci per spiegargli cosa c'è dietro ad ogni formaggio e perché, magari, ha un costo maggiore rispetto ad altri». E poi ci sono i tempi. «Non siamo una industria che lavora senza soluzione di continuità. Dobbiamo far riposare il nostro gregge per cui ad un certo punto ci fermiamo, tant'è che in estate non produciamo». Le criticità sono notevoli e sempre di più bisogna fare i conti anche con un clima imprevedibile e in molti casi poco favorevole. «Non è semplice ammette Rosamilia ma con impegno e capacità di adattamento le soluzioni alla fine si trovano». 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA