«Clan Graziano, così le estorsioni alle ditte»: il racconto del pentito

«Clan Graziano, così le estorsioni alle ditte»: il racconto del pentito
di Alessandra Montalbetti
Sabato 13 Ottobre 2018, 15:51 - Ultimo agg. 15:55
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Doppia estorsione in danno degli imprenditori che si erano aggiudicati regolarmente l'appalto e nei confronti di chi era subentrato in sub appalto per la ristrutturazione del palazzo De Simone di Bracigliano. A ricostruire gli episodi intimidatori compiuti nei confronti dei titolari delle aziende, il collaboratore di giustizia, Felice Graziano.
Ieri mattina dal sito protetto è stato ascoltato in videoconferenza dinanzi al tribunale di Avellino, in composizione collegiale presieduto dal giudice Sonia Matarazzo, a latere Gennaro Lezzi e Pierpaolo Calabrese. Il pentito ha raccontato come nel mirino dell'organizzazione criminale capeggiata da Graziano, erano finiti diversi imprenditori che si erano aggiudicati le gare d'appalto o i titolari di ditte subentrate in sub-appalto ed impegnate nella ristrutturazione De Simone.

«L'appalto era stato vinto da una ditta di Afragola ma io mandai Salvatore Abate (imputato) dal titolare dell'azienda aggiudicatrice a dirgli che il lavoro doveva lasciarlo fare a noi - ha raccontato il pentito sotto minaccia l'azienda si ritirò, anche se i lavori non erano ancora iniziati. Ma il numero di telefono dell'azienda aggiudicatrice regolarmente dell'appalto, ci fu fornito da un dipendente del comune di Bracigliano, Cardapoli (imputato nello stesso procedimento penale). Me lo diede perché aveva paura di me e qualsiasi cosa gli chiedessi la faceva».

Dopo il primo episodio intimidatorio nell'appalto subentrò la ditta di Francesco Costa (imputato) e Salvatore Abate. «Dopo il mio intervento subentrò la ditta di Costa che spesso, insieme a Pasquale Borrelli (imputato) mi venivano a chiedere dei piaceri, mi venivano a chiedere di farli lavorare inserendoli negli appalti sulla zona del salernitano e in cambio avevo il mio tornaconto, circa 170 mila euro che avrei dovuto ricevere per il mio intervento sul palazzo De Simone». Infatti il pentito precisa che subito ricevette i primi 30mila euro «tre assegni da 10mila euro, ma poi dovevano darmi altri 50mila euro». «Successivamente mi fu chiesto di fare subentrare nei lavori anche Alfonso Grimaldi (imprenditore taglieggiato) per un subappalto e dissi a Costa che dovevano assegnargli dei lavori e così fu fatto perché mi avevano raccontato delle sue difficoltà economiche». Anche in questo caso però gli chiesero il pizzo.

«Si certo Annibale Siniscalchi (imputato) chiese al suo intimo amico Alfonso Grimaldi dei soldi, circa 5 mila euro, per l'assegnazione di questi lavori. I soldi Annibale mi portò a casa, anche se io fui arrestato mentre mi ero recato proprio al Palazzo De Simone. Ma quell'appalto affidato a Grimaldi diventò appetibile anche per i figli di Arturo Graziano che iniziarono a creare problemi su quel cantiere». La prossima udienza è stata fissata per il 1 febbraio 2019 per la requisitoria del pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia, Francesco Soviero e successivamente per le arringhe difensive degli avvocati. Mentre per il primo filone della stessa inchiesta, sono già state formulate le richieste di condanne da parte del pm dell'antimafia che vanno da 10 anni a 5 anni di reclusione.
 
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