Caso Mori, la Cgil scrive a Fortini:
«Relatori inopportuni a scuola»

Caso Mori, la Cgil scrive a Fortini: «Relatori inopportuni a scuola»
di Katiuscia Guarino
Mercoledì 12 Dicembre 2018, 15:00
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SERINO - Non si placano le polemiche sulla presenza di Mori e De Donno al convegno sulla legalità. La Cgil torna alla carica. L'organizzazione sindacale campana ha inviato una nota al direttore dell'Ufficio Scolastico Regionale, Luisa Franzese e all'assessore di Palazzo Santa Lucia all'Istruzione, Lucia Fortini. L'iniziativa era stata promossa alla fine di novembre dalla dirigente dell'istituto scolastico comprensivo di Serino, Antonella De Donno.

Un progetto incentrato sulla legalità che ha visto la partecipazione del generale Mario Mori, ex capo dei Servizi Segreti e comandante del Roscc e del suo braccio destro il colonnello Giuseppe De Donno, ufficiale del Roscc, condannati rispettivamente in primo grado a 12 e 8 anni nel processo Stato-Mafia.

«I due relatori risultano condannati in primo grado per una serie di reati che, nonostante la loro appartenenza di origine, ne mettono in dubbio, in questa fase, la legittimità a parlare di legalità in termini di esempio, soprattutto, se fossero vere le affermazioni riportate in quella sede dove i relatori avrebbero mosso accuse ai giudici del procedimento - affermano Nicola Ricci, segretario generale della Cgil Campania e Alessandro Rapezzi, segretario generale della Flc-Cgil regionale».
 
I sindacalisti fanno riferimento alle dichiarazioni rilasciate alla stampa dai due ufficiali. «A prescindere dal merito, ex rappresentanti dello Stato che in un'iniziativa pubblica nelle scuole attaccano altri organi dello Stato, non sembrerebbe concorrere a realizzare gli scopi del progetto. Infatti, vorremmo rilevare che la giovane età dei ragazzi impone molta attenzione nella proposta di questi temi, la cui complessità dovrebbe puntare a valorizzare gli elementi di esempio sulla tipologia del lavoro e sul rispetto delle regole», evidenziano Ricci e Rapezzi.

Nella nota i due segretari chiedono «una valutazione dell'opportunità dell'invito fatto dall'istituto ai relatori e di valutare nell'insieme l'iniziativa rispetto al ruolo della scuola e ai limiti che la stessa si deve dare in queste interlocuzioni. La scuola statale come istituzione deve agire diffondendo la cultura della legalità attraverso le sue figure più rappresentative, ma non può permettersi di lasciare spazi esclusivi a persone che questa legittimità la vedono messa in discussione, soprattutto se non ci fosse stato nemmeno il contraddittorio».

Ricci e Rapezzi sollecitano una verifica dei «fatti accaduti al fine di accertare il corretto comportamento della scuola e della dirigente (sorella di un relatore), per il bene dell'immagine della scuola».
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