Napoli. Il Volo al Plebiscito, trentamila in piazza per il concerto dei divetti del neobelcanto: da «Tosca» a «Napule è»

Napoli. Il Volo al Plebiscito, trentamila in piazza per il concerto dei divetti del neobelcanto: da «Tosca» a «Napule è»
di Federico Vacalebre
Sabato 4 Luglio 2015, 21:08 - Ultimo agg. 5 Luglio, 10:09
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Napoli. «Il Volo» in piazza del Plebiscito. «É una responsabilità - dice il trio - ma soprattutto un'emozione, cantare in questa piazza».

Il concerto. Le 21 di un sabato di luglio a Napoli non è ancora orario da concerto, seppur gratuito. Aspettando il Volo piazza del Plebiscito stenta a riempirsi. Un piccolo ritardo sarebbe provvidenziale.

E infatti si cominicia alle 21.30.

In scaletta 25 pezzi, due ore di concerto. Si inizia, dopo l'introduzione orchestrale di «Grande amore», con «Il mondo».

Si inizia. La piazza non è gremita, ma il palco è molto avanzato e il colpo d'occhio c'è. Le prime note richiamano la gente dalle strade intorno al Plebiscito.

Gianluca Ginoble, baritonino con aspirazioni da crooner, è il più applaudito del trio: è il sex simbol , spiegano le ragazzine innamorate. Piero Barone, il vero tenorino del terzetto, aspira all'opera: dopo canterà «E lucevan le stelle». Per Ignazio Boschetto una prova ancora più difficle, almeno in questa piazza: l'omaggio a Pino Daniele con un medley di «Napule è», «Quando» e «Quanno chiove».

I ragazzi sono in piazza con i nonni e scoprono le canzoni della loro gioventù, da «Io che non vivo» a «Un amore così grande». Intanto la gente continua ad arrivare. Ora saranno più di ventimila.

La prova «Tosca» per Piero di fronte al San Carlo. Ma l'amplificazione spiegano i puristi lirici impedisce un vero giudizio. Lui è emozionato e non sicurissimo. La platea gradisce. Barone ringrazia e pensa a Bocelli più che a Caruso, anche se dice di avere in Domingo il suo modello.

Poi arriva «Granada». E qualcuno ricorda il reuccio Claudio Villa. Ma le voci sono sparate a mille dall'amplificazione, molto meno l'orchestra.

Intrattenitori in sintonia con diverse generazioni, i tre ringiovaniscono le canzoni delle memoria con il loro modo di fare più che con lo stile vocale.

Piero al pianoforte. Trentamila in piazza ormai. «Pino, Pino Pino» urla la piazza che si fa silente per un attimo sulle prime note di «Napule è». Poi accenni a «Quando» e «Quanno chiove», ma per cantare il lazzaro felice serve più leggerezza e personalità vocale. E fa strano risentire qui quelle canzoni, e non dal nero a metà.

Omaggi a Presley, Sinatra, Pavarotti. Esibizioni in trio, a coppie (Gianluca e Ignazio per «Core 'ngrato», bella), singole.

Doppio trio: sul palco i MalinComici che parodizzano Il Volo a «Made in Sud». Sketch. Ci scappa pure «Cos cos cos» pensando a Siani.

La piazza in coro per «Ancora». Si va verso il gran finale con «Torna a Surriento/ Surrender/», «O sole mio» e, naturalmente «Grande amore». Successo veteromelodico con brio giovanilistico.

Cartoline da Napoli. Oleografia belcantistica, perfetta per l'export. Kitsch con brio. Piedigrotta incontra Las Vegas. E si chiude con «Grande amore» ad oggi l'unico inedito del trio. All'arena di Verona è già tutto esaurito per il debutto live del nuovo album il 21 settembre. Arriveranno nuovi, inediti, successi?

23.25: the end.