Renzi al premier iracheno uscente:
«L'Europa deve essere qui in Iraq»

Il premer italiano Matteo Renzi
Il premer italiano Matteo Renzi
Mercoledì 20 Agosto 2014, 14:37
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L'Europa in questi giorni deve essere in Iraq altrimenti non Europa. Cos il premier Matteo Renzi secondo fonti governative si rivolto al premier uscente dell'Iraq Nouri Al Maliki incontrato nel palazzo presidenziale della zona verde di Baghdad.



Renzi ha espresso amicizia e vicinanza sia dell'Italia sia dell'Europa verso l'Iraq facendo presente che oggi, spiegano le stesse fonti di governo, è arrivato il sesto aereo di aiuti umanitari. L'integrità della regione e dell'Iraq, ha evidenziato il premier italiano, è fondamentale per la stabilità dell'intera area. Al Maliki che si è rivolto a Renzi in qualità di premier italiano ma anche di presidente di turno dell'Unione europea ha spiegato che il suo passo indietro è stato un atto dovuto ma ha invitato a non avere paura della democrazia in Iraq una democrazia giovane ma alla quale il popolo iracheno tiene molto.




Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è arrivato a Baghdad per la sua missione lampo in Iraq. Il premier poi si sposterà ad Erbil, dove visiterà anche un campo profughi. Nella capitale irachena Renzi vedrà il presidente Fouad Mazuum, il premier incaricato di formare il nuovo governo Haidar Al Abadi e il premier uscente Nuri Al Maliki.




E' una visita lampo quella del premier. Mentre Renzi è impegnato in Iraq nella Sala della Regina di Montecitorio, le commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato per sono riunite in via straordinaria per ascoltare l'intervento dei ministri degli Esteri Federica Mogherini e della Difesa, Roberta Pinotti, che chiedono al Parlamento il via libera politico alle misure di sostegno alla resistenza curda.



Nell'agenda del premier una serie di colloqui: a Baghdad con il presidente Fuad Masum, il premier uscente Nouri al-Maliki e quello incaricato Haider al-Abadi. Poi Renzi dovrebbe spostarsi ad Erbil per un faccia a faccia con il presidente del governo regionale del Kurdistan, Masud Barzani e non è esclusa una visita in un campo profughi.



In questi giorni Renzi ha avuto vari colloqui telefonici sull' emergenza irachena. Tra questi, quello con il presidente degli Usa, Barack Obama, e il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan.



A Montecitorio occhi puntati sulla seduta straordinaria delle Commissioni Difesa e Esteri di Camera e Senato. Nel Palazzo si decidono le misure di sostegno alla resistenza curda e l'eventuale invio di armi. E non è detto che, sulla questione, le Commissioni esprimeranno un voto. Poco prima della seduta, attorno a mezzogiorno, i quattro presidenti si riuniranno nella stanza di Fabrizio Cicchitto per decidere modalità e tempi. Compresa l'opzione voto. Anche se decisiva, in tal senso, appare la posizione dei 5 Stelle: se davvero presentassero, come annunciato, una risoluzione chiedendo un voto parlamentare, a quel punto è facile che la maggioranza si trovi costretta ad avanzarne una opposta. Ma se i grillini sembrano convinti e compatti sulla levata di scudi, il blog di Beppe Grillo apre uno spiraglio all'ipotesi di invio di armi. Armare i curdi? «Se ne può discutere, ma entrando nel merito», scrive infatti sul blog di Grillo Aldo Giannuli, studioso caro ai 5 Stelle. Nel post il docente difende il deputato grillino Alessandro Di Battista, nei giorni scorsi finito nelle polemiche per la sua posizione sull'Isis, ma apre uno spiraglio all'invio di armi ai curdi, un'opzione finora contrastata con durezza dagli esponenti dal M5S. Ma se il blog si interroga sul da farsi, il deputato grillino Carlo Sibilia difende la linea dura tenuta finora. E assicura che di inviare armi, per i 5 Stelle, non se ne parla. I grillini non sono soli. Anche Sel, per voce di Nicola Fratoianni, si dice contrario: «Armare i curdi significa delegare a loro quello che dovrebbe essere fatto da una forza internazionale a guida Onu». Il presidente della commissione Affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, si mostra tranquillo: l'esecutivo domani non rischia sorprese amare. «C'è una minaccia non solo per le popolazioni martoriate - rimarca - ma anche per tutto l'occidente. Il Parlamento deciderà seguendo i precedenti delle procedure parlamentari e garantendo totale copertura al governo. L'Italia presiede in questo semestre l'Unione europea - ricorda Casini - e ha il dovere di procedere con serietà, tempestività e rigore».