Isis, scoperta la scuola di addestramento in Siria: tra i professori anche Jihadi John

Isis, scoperta la scuola di addestramento in Siria: tra i professori anche Jihadi John
di Francesca Pierantozzi
Sabato 29 Agosto 2015, 06:29 - Ultimo agg. 16:19
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PARIGI - I lupi solitari non esistono. Ci sono ragazzi addestrati a uccidere, jihadisti pilotati da lontano per colpire in Europa. In Siria c'è un centro di reclutamento che seleziona, addestra e rimanda a casa terroristi pronti a fare strage. I servizi occidentali ne hanno avuto di recente conferma: la cellula si chiama «Servizio 11» e funziona come un centro di addestramento al terrorismo. Lo ha svelato ieri un'inchiesta di Didier François, giornalista a Europe 1, che fu per dieci mesi, tra il giugno 2013 e l'aprile 2014, ostaggio dell'Isis con il britannico James Foley, decapitato il 19 agosto 2014. Gli inquirenti non credono ormai più da tempo all'esistenza di cani sciolti, di personalità disturbate che entrano in azione all'improvviso in nome della jihad ma indipendentemente da ogni organizzazione. L'organizzazione invece c'è, sempre, dietro ogni attentato, riuscito o sventato. Troppe armi, troppi soldi, e poi macchine, documenti falsi, telefoni criptati vengono regolarmente ritrovati dietro a ogni attacco.

IL CAMPO

Il centro nevralgico si troverebbe in Siria, al confine con la Turchia, proprio là dove sbarcano le «reclute»: ragazzi, per lo più giovanissimi, in arrivo soprattutto da Francia, Gran Bretagna, Belgio, Grecia, a volte Libano.

La sezione «Servizio 11» funziona a pieno ritmo, secondo metodi professionali di selezione e addestramento. Le operazioni cominciano alla frontiera, dove lo Stato Islamico dispone di una rete d'informatori incaricati di avviare una prima selezione dei «candidati». Difficile per ora stabilire i criteri con cui sono scelti i più idonei, che sono passati al vaglio dagli agenti di una sorta di polizia interna, appunto il «Servizio 11», che trattiene soltanto i profili più adatti. Quelli che superano la prima selezione possono beneficiare di una formazione che dura tra le due e le tre settimane e i cui responsabili sono i massimi esperti del terrore, tra cui figurerebbe in particolare Mohamed Mwazi alias Jihadi John, il terrorista britannico che ha decapitato Foley, gli americani Steven Sotloff e David Haines e i due ostaggi giapponesi Kenji Goto e Haruna Yukawa. Da quando è stata rivelata la sua identità, Mwazi era scomparso dai radar, inviato in Libia secondo alcuni, ferito o addirittura ucciso secondo altri. Si troverebbe invece al confine con la Turchia, con il compito di ingrossare i ranghi dell'esercito incaricato di colpire nei paesi europei.

IL “PROGRAMMA”

Gli inquirenti sarebbero riusciti a ricostruire il contenuto dei corsi di addestramento, che sono ormai ben rodati. Prima ancora dell'uso delle armi, alle reclute viene insegnato a usare comunicazioni criptate per evitare di essere identificate una volta tornate a casa, anche perché la maggior parte degli aspiranti jihadisti che partono in Siria, sono stati già schedati nel paese d'origine. A tutti viene espressamente vietato di contattare fondamentalisti islamici noti alle polizie locali, o imam radicali, con l'obiettivo di rendersi il più possibile trasparenti prima di entrare in azione.

Per quanto riguarda le istruzioni pratiche, sarebbero state ritrovate chiavi Usb con le ricette per la fabbricazione di bombe artigianali. Gli attentati sarebbero tutti pianificati. Consegne precise sono inviate via messaggi criptati. I servizi avrebbero per esempio scoperto messaggi che ordinano di andare su un dato parcheggio per recuperare una Megan di tale colore, la cui chiave è nascosta dietro una ruota. Nel portabagagli vengono lasciati giubbotti antiproiettile, armi e munizioni. Poco sarebbe dunque lasciato al caso e i terroristi sono precisamente telecomandati a distanza.

LE INFORMAZIONI

Le nuove informazioni raccolte dai servizi occidentali non rendono comunque più facile la caccia ai jihadisti. «Ogni giorno sventiamo attentati» ha detto pochi giorni fa il ministro dell'Interno Cazeneuve, dopo il tentato attacco sul Thalys Amsterdam-Parigi. E secondo un'informazione del settimanale Canard Enchainé, i servizi non escludono che da qualche parte si prepari «un 11 settembre in Francia». Secondo un'altra fonte della polizia, fino ad oggi ci sarebbe stata anche molta fortuna: «I passeggeri di un treno che neutralizzano un terrorista, un altro attentatore che si spara su un piede, un altro ancora che non riesce a far saltare un'industria chimica. Senza questo concorso di circostanze, da gennaio il bilancio umano e materiale avrebbe potuto essere molto più pesante».

Dopo gli attentati di gennaio contro Charlie Hebdo e l'Hypercacher di Vincennes, lo stato francese ha stanziato 736 milioni di euro in più nella lotta al terrorismo. E difficilmente potrà fare di più, come ha spiegato un consigliere del ministro dell'Interno al Canard Enchainé: «Siamo a limite di quello che possiamo fare. Sia da un punto di vista legislativo che finanziario».