Meredith, in carcere rimane solo Rudy. Ma tra pochi mesi potrebbe uscire

Meredith, in carcere rimane solo Rudy. Ma tra pochi mesi potrebbe uscire
di Italo Carmignani ed Egle Priolo
Sabato 28 Marzo 2015, 22:49 - Ultimo agg. 29 Marzo, 00:07
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C’è chi ha partecipato, ma mancano i protagonisti. C’è solo Rudy, ivoriano, idolo della piazza davanti all’Università per Stranieri con la passione per la pallacanestro. C’è solo lui, unico colpevole per la giustizia dell’omicidio di via della Pergola. Perché Rudy era lì quella notte e non lo racconta solo il suo dna. Ma attenzione: come dice una sentenza definitiva a 16 anni, non aveva in mano lui il coltello che ha tagliato la gola a Meredith Kercher. Per i giudici, la lama era stretta da altri.



Così Rudy Hermann Guede, i suoi racconti, le sue lettere, le poche parole dette in aula durante il processo ad Amanda e Raffaele, passano alla storia di questa lunga vicenda processuale come il paradosso di un compartecipe senza protagonisti principali. Con una condanna per concorso in omicidio senza i correi. Fantasmi senza volto e senza tracce.



Rudy è in carcere a Viterbo da pochi giorni dopo l’omicidio, rintracciato in Germania dopo un’inutile fuga. Ha quindi scontato quasi metà della condanna inflitta nel 2010 e già tra pochi mesi potrebbe uscire per la prima volta con un permesso premio. L’ivoriano ha infatti maturato i termini per richiederlo lo scorso 20 febbraio, anche se i suoi avvocati, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, preferiscono essere cauti su tempi e calcoli. «Calcoli complicatissimi», dicono. «Aspettiamo il momento buono - spiega Biscotti -, mentre Rudy si prepara a sostenere l’ultimo esame per la sua laurea con indirizzo storico». Detenuto modello, impegnato nello studio e nel disegnare il suo futuro al di là delle sbarre.



DIECI PROCESSI

Nessun commento sulla sentenza della Cassazione che ha restituito definitivamente la libertà ad Amanda e Raffaele, che lui in una lettera ha indicato come i responsabili della morte di Mez, dimostrandosi però meno concreto nel momento di ripetere quelle accuse in aula. «La nostra posizione si è chiusa nel 2010. Questo non è il momento di Rudy - ha commentato Gentile -. Questo è il momento di rispettare le sentenze e le persone che ne hanno beneficiato». Così, mentre sembra altamente improbabile una revisione del suo processo alla luce dell’ultimo pronunciamento della Cassazione, facendo la somma delle carte di dieci processi per la morte di Meredith, Rudy resta l’unico responsabile accertato dell’omicidio.



TRE ASSASSINI

Eppure la sua condanna, la sentenza fiorentina e la requisitoria del pg Mario Pinelli raccontano di un omicidio a più mani. Quella che teneva Mez, quella che la violentava, quella che puntava il coltello (i coltelli?) alla gola. Ricostruzioni suggerite dall’evidenza dei fatti, non dalla suggestione dei tre indiziati, hanno sempre sostenuto accusa e famiglia Kercher. «Tre persone infierirono su Mez», scrissero i giudici. «Quella dei tre autori è un errore da sempre - replica Luca Maori, legale di Raffaele con Giulia Bongiorno -. Un equivoco. Un collage inesatto». Per le difese (compresi Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova per Amanda), infatti, il colpevole è sempre stato uno e soltanto uno. Rudy Hermann Guede. «Un errore - insiste Maori - che la Cassazione non ha fatto. I giudici hanno letto le carte, tutte, e hanno colto le falsità, le illogicità e il travisamento di fatti, prove, luoghi e persone. La Corte d’appello di Firenze ha raccontato un fatto diverso da quello accaduto in via della Pergola».



Che Rudy, invece, ha disegnato così: «Ho sentito urlare mentre ero in bagno. Ho visto un ragazzo e una ragazza scappare e ho trovato Mez morente. L’ho soccorsa, tamponando il sangue con un asciugamano ma mi sono spaventato e sono scappato». Nessuno gli ha creduto, convinti che durante la fuga si fosse preparato il racconto, compreso l’invito ricevuto da Meredith per quella sera. Eppure, anche dopo la condanna definitiva, senza più nulla da perdere, ha continuato a puntare il dito contro Amanda e Raffaele, soprattutto dopo la loro assoluzione del 2011. «Gli stessi giudici che non mi hanno voluto credere - ha scritto - dicono che io non ho ucciso Meredith. Chi ha commesso questi terribili fatti è ancora in libertà, ad oggi purtroppo la verità non è stata ancora raggiunta».
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