Opas su Rai Way, Mediaset vuole costruire un polo nazionale destinato alle tlc

Opas su Rai Way, Mediaset vuole costruire un polo nazionale destinato alle tlc
di Rosario Dimito
Giovedì 26 Febbraio 2015, 06:21 - Ultimo agg. 11:55
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Silvio Berlusconi muove alla conquista delle torri della Rai, dopo aver prenotato i libri di Rcs. Con una mossa densa di incognite, ieri il gruppo del Biscione ha lanciato un'opas su Rai Way, la società proprietaria di 2.300 torri-antenna, controllata al 65% da Viale Mazzini.

L'offerta parte da Ei Towers, società controllata indirettamente da Mediaset, al prezzo di 4,50 euro per azione, valorizzando la società-target 1,2 miliardi. L'offerente, assistito da JpMorgan quale advisor e quale finanziatore (ha rilasciato la cash confirmation, cioè una garanzia sull'offerta), prevede il pagamento misto, in contanti per 3,13 euro e in azioni per 0,03 titoli ordinari Ei Towers di nuova emissione. La tranche in contante equivale a 550 milioni, quella in carta a 675 milioni. Il prezzo offerto incorpora un premio del 22% rispetto al prezzo di riferimento delle azioni ordinarie Rai Way del 23 febbraio e un premio del 52,7% rispetto al prezzo del debutto in Borsa (2,95 euro il 19 novembre scorso).

Il controvalore dell'offerta, in caso di integrale adesione, sarebbe di 1,225 miliardi.

La quota Rai, qualora l'opa andasse in porto, frutterebbe 796 milioni. L'annuncio ha fatto volare le azioni Rai Way del 9,5% a 4,05 euro. Siccome è Ei Towers - controllata al 40% da Elettronica Industriale a sua volta posseduta al 100% da Mediaset - a lanciare l'opas e quindi a incorporare Rai Way, nella nuova entità, sempre quotata in Borsa, il gruppo del Biscione avrebbe il 29-30%, Rai il 14-15% mentre il residuo sarebbe flottante rendendo la società perfettamente contendibile, cosa gradita al mercato.

ESCALATION FINANZIARIO

L'operazione arriva come un altro fulmine a ciel sereno, al pari di quello di due settimane fa, quando la subholding televisiva di casa Fininvest ha collocato sul mercato con una vendita accelerata del 7,8% facendo cassa per 337 milioni. La capogruppo di via Paleocapa presieduta da Marina Berlusconi è scesa al 33,4%, quota alla quale deve sommarsi, però, il 3,7% di azioni proprie. Il razionale dell'operazione è stato motivato dal cda Mediaset tenutosi nella serata di martedì scorso, nella costruzione di «un'aggregazione nazionale dell'infrastruttura di trasmissione televisiva». Mediaset pertanto voterà a favore di un aumento di capitale nell'assemblea di Ei Towers fissata il 27 marzo.

LE CONDIZIONI SOSPENSIVE

Ei Towers punta alla «creazione di un operatore unico delle torri broadcasting» per «porre rimedio all'attuale situazione di inefficiente moltiplicazione infrastrutturale dovuta alla presenza di due grandi operatori sul territorio nazionale». La società delle torri del gruppo Mediaset assicura in ogni caso che «continuerà a garantire l'accesso alle infrastrutture a tutti gli operatori televisivi».

L'opas è subordinata a tre condizioni. 1) Che la Rai accetti la proposta e che l'offerta consenta di raccogliere almeno il 66% del capitale: un consiglio presieduto da Anna Maria Tarantola si riunirà stamane a Milano sulla riorganizzazione dell'informazione di Viale Mazzini, mentre il dg Luigi Gubitosi darà una prima informativa sull'opas ma senza prendere decisioni. 2) Che l'Antitrust autorizzi il deal. 3) Che il ministero dello Sviluppo approvi a sua volta. C'è da dire che le due società si suddividono al 50% il mercato delle torri broadcast: la società fusa sarebbe quindi monopolista. La società di Mediaset, che auspica la chiusura dell'affare entro l'estate prossima, «aprirà sempre più la propria infrastruttura, in prospettiva agli operatori di Tlc».

La mossa di Mediaset ha varie chiavi di lettura. Il mercato ritiene che il blitz abbia notevole valenza industriale e una connotazione politica. L'uno-due di Mondadori su Rcs Libri e di Ei Towers su Rai Way dimostra la nuova vita del gruppo Fininvest che dopo essere passato alla cassa (collocamento del 5% di Mediolanum, ipo di Ei Towers, vendite della tv D+ in Spagna, dell'11% di Premium, del golf di Tolcinasco, dei cinema di Roma, della sede del Giornale e del 7,8% di Mediaset) dà una sterzata al business. La liaison con Vincent Bollorè via Tarak Ben Ammar potrebbe favorire l'ingresso di Vivendi in Premium. E l'8,3% di Vivendi in Telecom frutto dalle nozze con Gvt, potrebbe creare un asse Mediaset-Telecom. Accanto a questi scenari industriali c'è l'interpretazione politica di un Berlusconi all'attacco per uscire dalle secche di una Forza Italia nel guado. Comunque una cosa è sicura: l'esito dell'opa non verrà deciso secondo le regole del mercato.