Femminicidio, in Italia una donna uccisa ogni due giorni: 2013 l'anno peggiore di sempre

Femminicidio, in Italia una donna uccisa ogni due giorni: 2013 l'anno peggiore di sempre
Sabato 22 Novembre 2014, 19:43 - Ultimo agg. 20:01
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Sono 179 i femminicidi registrati nel 2013. Un anno nero, con la più elevata percentuale di donne tra le vittime di omicidio mai registrata in Italia, in pratica una ogni due giorni. Rispetto alle 157 del 2012, le donne ammazzate lo scorso anno sono aumentate del 14%.



I dati sono contenuti nel secondo rapporto Eures sul femminicidio in Italia. Aumentano i casi avvenuti in ambito familiare, che passano da 105 a 122 (+16%), così come pure nei contesti di prossimità, rapporti di vicinato, amicizia o lavoro, da 14 a 22.



Rientrano nel computo anche le donne uccise dalla criminalità, 28 lo scorso anno: in particolare si tratta di omicidi a seguito di rapina, dei quali sono vittima soprattutto donne anziane. In 7 casi su 10 (68,2%, pari a 122 in valori assoluti) i femminicidi si sono consumati all'interno del contesto familiare, una costante nell'interno periodo 2000-2013 (70,5%).



Per 10 anni quasi la metà dei femminicidi è avvenuto al Nord. Dal 2013 c'è invece stata un'inversione di tendenza sul piano territoriale ed il Sud è diventata l'area a più alto rischio con 75 vittime ed una crescita del 27,1% sull'anno precedente. Al Centro sono raddoppiati, da 22 a 44. Il Nord, dove lo scorso anno sono morte ammazzate 60 donne, rimane il territorio dove si verificano più omicidi in famiglia, 8 su 10. La maglia nera spetta al Lazio e alla Campania, con 20 vittime ciascuno; solo a Roma sono state 11. Ma è l'Umbria a registrare l'indice più alto di mortalità (12,9 femminicidi per milione di donne residenti). Ottantuno donne, il 66,4% delle vittime dei femminicidi in ambito familiare, ha trovato la morte per mano del coniuge, del partner o dell'ex partner. Dal 2000 sono 333 le donne ammazzate perchè «colpevoli di decidere», come le definisce il dossier.



Ma il segnale nuovo emerso lo scorso anno, «anche per effetto del perdurare della crisi», è il forte aumento dei matricidi, spesso compiuti per ragioni di denaro o per una esasperazione dei rapporti derivanti da convivenze imposte dalla necessità: sono infatti 23 le madri uccise nell'ultimo anno, pari al 18,9% dei femminicidi familiari, a fronte del 15,2% rilevato nel 2012 e del 12,7% censito nell'intero periodo 2000-2013 (215 matricidi). Per le percosse, per strangolamento o per soffocamento: così nel 2013 sono morte 51 donne, quasi una vittima di femminicidio su tre.



E tale modalità di esecuzione, secondo l'Eures, è segno di «più alto grado di violenza e rancore».
Quasi altrettanti sono stati i femminicidi con armi da fuoco (49 vittime) e con armi da taglio (45), cui seguono quelli compiuti con armi improprie (21).