Cucchi, la Cassazione annulla le assoluzioni
di 5 medici del Pertini -Foto/Video

Ilaria Cucchi con le foto del fratello Stefano
Ilaria Cucchi con le foto del fratello Stefano
Mercoledì 16 Dicembre 2015, 00:20 - Ultimo agg. 00:24
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ROMA - Per la morte di Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre 2009 e deceduto dopo una settimana all'ospedale Pertini di Roma, la Cassazione ha annullato l'assoluzione di 5 medici, disponendo un appello-bis per omicidio colposo.




ASSOLTI GLI AGENTI Definitivamente assolti tre agenti della polizia penitenziaria, tre infermieri del PertinI e un sesto medico.

PROCESSO D'APPELLO BIS Ci sarà un processo d'appello bis per cinque dei sei medici dell'ospedale 'Pertini' di Roma accusati dell'omicidio colposo del geometra Stefano Cucchi, arrestato per droga il 15 ottobre 2009 e morto dopo una settimana, mentre era degente nella struttura sanitaria. Lo ha deciso la Cassazione che ha così accolto la richiesta del Pg Nello Rossi di non far calare una «pietra tombale» sulle cause della morte di Cucchi. Perchè - ha detto il pg nella sua requisitoria - questa «persona» doveva «essere custodita da uomini dello Stato» ed è stata invece oggetto di «gravi violenze» per poi «morire in un ospedale pubblico» dove «è stata violata la sua dignità».

Saranno giudicati da un'altra sezione della Corte d'assise d'appello della Capitale Aldo Fierro, primario del reparto per detenuti, Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo.Confermate, invece, dalla Suprema Corte le assoluzioni, che diventano così definitive, degli altri sette coimputati, tra loro una dottoressa, tre infermieri e tre agenti della polizia penitenziaria.

Nell'aula 'Dalla Torrè della Cassazione c'era anche Ilaria, la sorella di Stefano, che da sei anni combatte senza tregua per fare luce su questa morte con un impegno cui il Pg Rossi ha reso onore definendolo «meritorio». Presenti anche il padre Giovanni, e la madre Rita Calore, uno scricciolo di donna consumata dal dolore. Con loro, l'avvocato Fabio Anselmo, un 'paladinò nei processi con vittime della violenza in divisa.

Convitata di pietra, durante tutto il processo in Cassazione, è stata l'inchiesta bis della Procura di Roma condotta dal pm Giovanni Musarò che ha indagato cinque carabinieri, tre dei quali accusati di aver picchiato Cucchi e altri due di aver coperto il pestaggio che sarebbe avvenuto in una caserma dell'Arma prima di portare il ragazzo in tribunale. «Non si deve essere ciechi nè sordi davanti a questi sviluppi investigativi: su una vicenda umana e processuale già molto complicata, si innesta il fatto nuovo di un'indagine che riparte nei confronti di altri soggetti», ha detto il Pg Rossi rilevando che la sentenza d'appello ha in maniera «efficace» affermato «le ragioni militanti a favore di un'altra plausibile ipotesi, quella di violenze anteriori alla consegna del Cucchi agli agenti di Piazzale Clodio».

Questo nuovo scenario, per Rossi, rafforza le ragioni dell'assoluzione, emessa fin dal primo grado, dei tre agenti della penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Dominici. Sono le parole che i familiari di Stefano speravano di ascoltare e che hanno subito spinto l'avvocato Anselmo a rinunciare a discutere il ricorso contro le assoluzioni dei tre agenti.

«Registriamo le richieste del procuratore generale e prendiamo atto dell'avvio di una indagine della Procura di Roma finalizzata all'individuazione dei responsabili di quello che la stessa Procura non esita a definire 'un violentissimo pestaggiò», ha spiegato il legale di parte civile nel suo breve intervento.

«Oggi sento per la prima volta parlare di 'violentissimo pestaggio' - ha detto Ilaria Cucchi, parlando con i cronisti dopo aver ascoltato il Pg - e mi viene da chiedere cosa c'entra questo con la caduta nominata nella perizia. Qualcuno ci dovrebbe delle scuse».

In un altro passaggio della requisitoria, il Pg Rossi - rientrato da poco in Cassazione dopo otto anni alla guida del pool della Procura di Roma contro la criminalità economica - ha sottolineato che «dai membri di corpi di Polizia e dai medici, la collettività ha il diritto di esigere il massimo di correttezza, di rispetto umano, di osservanza delle leggi dello Stato di diritto se si vuole evitare che il potere dello Stato degradi ad arbitrio ed a mera violenza e sia irrimediabilmente delegittimato agli occhi dei cittadini».

«Lo Stato senza diritto - ha proseguito Rossi - è una banda di briganti, come ha scritto Sant'Agostino e come ci ha ricordato un fine teologo come Benedetto XVI». Dal Pg sono inoltre venute parole d'accusa sulla «clamorosa sciatteria» dell'ospedale 'Pertinì: per Rossi occorre fare luce su come è morto Stefano in quella struttura. E una risposta potrebbe venire dalla nuova inchiesta della procura di Roma che coinvolge alcuni carabinieri, accusati di aver pestato Cucchi: è già stato fatta istanza di incidente probatorio per chiedere al gip una nuova perizia medico legale sulle lesioni patite dal giovane dopo il suo arresto.