Occhetto e quel vitalizio da 5.860 euro al mese:
«Mi serve per i miei due figli, sono disoccupati»

Achille Occhetto
Achille Occhetto
Martedì 19 Maggio 2015, 17:01 - Ultimo agg. 20 Maggio, 19:32
1 Minuto di Lettura
ROMA - "Il vitalizio mi serve", parola di Achille Occhetto, ultimo segretario del Partito Comunista Italiano (dal 1988) e cofondatore e vicepresidente del Partito del Socialismo Europeo nel 1990.



In un'intervista su 'Libero' difende quella che è diventata la sua unica fonte di reddito da quando ha lasciato il Parlamento nel 2006. Si parla di 5860 euro netti al mese. "Non ho altre entrate. Se mi fosse tolto il vitalizio di cosa vivrei? E di cosa vivrebbe la mia famiglia?".



Secondo i calcoli pubblicati dallo stesso quotidiano, finora l'autore della svolta della Bolognina ha percepito 632.937 euro, avendone versati 371.736. "Sono pronto a restituirli, ma - specifica Occhetto - vi assumete voi la responsabilità del fatto che finirei in povertà. Con questo mantengo anche i miei due figli che sono disoccupati, perché non ho mai approfittato del mio ruolo per trovare loro un posto... Piuttosto, andate a controllare chi si è arricchito ingiustamente. Dovrei morire così siete contenti".



L'ex leader della sinistra spiega che il vitalizio ha sempre permesso ai parlamentari di fare politica senza arricchirsi. Alla giornalista che gli ricorda che anche la moglie percepisce un vitalizio di ben 3791 euro mensili, Occhetto risponde: "In una famiglia ci sono tante spese e tante situazioni che non potete conoscere. Per cosa volete mettermi alla gogna? È tutto secondo la legge".