Napoli. De Magistris: «Senza Equitalia meno tasse»

Napoli. De Magistris: «Senza Equitalia meno tasse»
di Gerardo Ausiello
Sabato 29 Agosto 2015, 16:20 - Ultimo agg. 16:32
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I suoi avversari lo chiamano isolamento, lui «autonomia». E la rivendica, con orgoglio. Contro quello che definisce «il sistema», contro tutto e tutti. In primis l'“odiato” premier Matteo Renzi che, dice, «proponendo con il medesimo megafono berlusconiano l'eliminazione delle tasse - sapendo che si tratta di obiettivo non realizzabile a livello centrale, salvo scaricare tutto su comunità locali e cittadini - fa il gioco delle tre carte». Luigi de Magistris scrive un lungo post su Facebook, una sorta di manifesto politico-programmatico che ricalca quello già illustrato nei giorni scorsi in una lettera al Manifesto. Al centro c'è l'agognata autonomia. Per raggiungerla il sindaco lancia una sfida che, per certi aspetti, ha il sapore dell'utopia: l'autonomia finanziaria e tributaria. Come perseguirla? Attraverso un'operazione che rischia di essere un azzardo. Ovvero l'interruzione, già annunciata e deliberata, del contratto con quell'Equitalia tanto invisa ai napoletani, che il Comune sostituirà (dal primo gennaio 2016) con la propria struttura di riscossione, in house. Facile a dirsi ma meno a farsi. Perché un'operazione del genere Palazzo San Giacomo l'ha già tentata con il patrimonio immobiliare, la cui gestione è passata dalla Romeo a Napoli Servizi. Ma finora i risultati sono tutt'altro che esaltanti. E poi si sa che, per un'attività così delicata come la riscossione di tributi e contravvenzioni, c'è bisogno di una struttura organizzata ed efficiente. Riusciranno i dipendenti comunali a farsi carico di quest'impresa titanica? Il sindaco ne è convinto: «Nel 2015 - s'affretta a chiarire - procedendo in questa direzione abbiamo già recuperato 50 milioni di evasione». E già sogna «la riduzione delle tasse» e «gli investimenti su tutto il territorio».



Di più. Secondo de Magistris con questa operazione «Napoli diverrebbe area ad alta convenienza per tutti gli operatori economici in quanto vi saranno zone libere da tributi per investimenti puliti e non speculativi». E ancora «in questo modo elimineremo lo scempio delle assicurazioni per auto e moto più care d'Italia». Sempre puntando sull'autonomia finanziaria de Magistris immagina di poter «introdurre il reddito minimo metropolitano», cavallo di battaglia anche del Movimento 5 Stelle, che per il primo cittadino è il principale avversario da sconfiggere (ma potrebbe essere il suo migliore alleato) perché pesca nel suo stesso elettorato. Con questo sistema, insiste l'ex pm, sarebbero «i cittadini di Napoli a decidere e beneficiare dei denari incassati: le imposte comunali diventano denaro di comunità per il bene comune. Insieme Comune ed abitanti, ognuno con la propria autonomia».



Un processo, questo, certamente molto difficile da realizzare, che tuttavia secondo de Magistris sta già prendendo forma: «Si stanno creando le agorà di prossimità, tante comuni dove i cittadini avranno risorse e le utilizzeranno in autonomia per portare avanti i loro progetti: ex discariche che diventano orti, beni abbandonati trasformati in centri sociali, aree dismesse rilanciate come spazi culturali, zone abbandonate riqualificate in centri sportivi e quanto altro i cittadini vorranno».
Poi, stavolta in qualità di sindaco metropolitano, rivendica «più potere e responsabilità in materia di sicurezza urbana»: «Ci vogliamo assumere responsabilità, ma avere strumenti per poter operare», è il messaggio al governo. È così che, a detta dell'ex pm, potrà ripartire anche il Sud. Il tutto in barba al «centralismo autoritario» nonché a governo e Parlamento che oggi «decidono tasse e imposte mentre i comuni fanno gli esattori anche se le risorse non rimangono per intero sul territorio. Con l'autonomia finanziaria e tributaria si eliminerebbero anche i trasferimenti di fondi nazionali mentre noi potremmo realizzare i progetti per cui ci siamo impegnati senza essere tenuti al guinzaglio».
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