Ucciso per uno schiaffo al giovane Gionta

Ucciso per uno schiaffo al giovane Gionta
di Dario Sautto
Venerdì 9 Ottobre 2015, 14:44
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Torre Annunziata. Un mandante e quattro esecutori materiali. La direzione distrettuale antimafia di Napoli ha individuato i cinque presunti responsabili dell'omicidio di Natale Scarpa, il 73enne freddato all'esterno dello stadio Giraud di Torre Annunziata il 14 agosto del 2006. Secondo gli inquirenti, l'ordine partì da Aldo Gionta, il «boss poeta», che chiese direttamente dal carcere un'esecuzione esemplare ai killer di palazzo Fienga per vendicare lo «sgarro» subito dal figlio Valentino junior, allora appena 14enne.

Uno schiaffo da parte del «vecchio» esponente del clan Gallo-Cavalieri – conosciuto con il soprannome di «zì Natalino» – che non apprezzò uno scherzo di Carnevale da parte del giovane rampollo di casa Gionta.

Valentino junior, infatti, a febbraio 2006 durante i festeggiamenti in maschera avrebbe scagliato un uovo contro Scarpa. L'anziano lo riconobbe e gli sferrò uno schiaffo in pubblico. Uno sgarro che il clan Gionta decise di lavare con il sangue. In quel momento, il capoclan destinato era Aldo, padre di Valentino junior e primogenito del capostipite della famiglia camorristica torrese. Dal carcere sarebbe partito l'input: l'esecuzione plateale avvenne in pieno giorno, nel piazzale dello stadio, subito dopo un allenamento del Savoia. Una scarica di proiettili che fu festeggiata a palazzo Fienga con i fuochi d'artificio. Per questo agguato eccellente, si è già tenuto un primo processo. I pentiti delle due fazioni, però, hanno ricostruito bene solamente il movente dell'omicidio di camorra, non inquadrando mai con certezza mandanti ed esecutori. L'unico ergastolo fu chiesto ed ottenuto in primo grado per Pasquale Gionta, alias «'o chiatto», fratello di Aldo e zio di Valentino junior; la condanna è stata annullata in via definitiva in Appello.

Troppe incongruenze nei racconti dei pentiti, troppi particolari discordanti sull'episodio. Adesso, però, il pm Pierpaolo Filippelli ha chiesto il rinvio a giudizio per 5 persone. Oltre al mandante Aldo Gionta – per la prima volta alla sbarra per difendersi dall'accusa di omicidio, difeso dagli avvocati Giovanni Tortora e Gaetano Rapacciuolo – ci sono i killer Giovanni Iapicca, Giuseppe Coppola, Vincenzo Saurro e Aniello Nasto, questi ultimi due oggi collaboratori di giustizia. Sull'omicidio di Natale Scarpa sono state raccolte diverse versioni, quasi tutte vedevano tra gli organizzatori e gli esecutori materiali proprio Iapicca e Nasto, due dei killer più spietati al soldo del clan che aveva la sua roccaforte in via Bertone 46. Adesso, a queste versioni potrebbe essersi aggiunta quella dell'ultimo pentito di palazzo Fienga, ovvero l'altro killer Michele Palumbo, alias «munnezza», per anni considerato il braccio destro di Umberto Onda (per un periodo reggente della cosca) e passato tra i collaboratori di giustizia dopo aver fatto parte per anni delle bocche di fuoco del clan Gionta. Proprio il boss poeta Aldo Gionta negli ultimi mesi avrebbe più volte chiesto dal carcere di poter leggere i primi verbali del nuovo pentito; anche alle donne del clan, sue familiari, recentemente finite in manette per lesioni aggravate dalle finalità mafiose nei confronti dell'anziana zia Carmela Gionta, sorella del superboss ergastolano Valentino. Annunziata Caso (moglie di Aldo), Pasqualina Apuzzo (suocera) e Gemma Gionta (figlia) sono considerate dagli inquirenti le intermediarie tra il capoclan detenuto e gli affiliati sul territorio: durante l'unica visita mensile concessa nel carcere Opera di Milano, dove «Aldulk il ribelle» è detenuto al regime del 41-bis, si sarebbe ripetuto il «rituale» degli ordini con parole in codice e dell'invio di pizzini.

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