Chiesti 26 anni per Schettino: «Incauto idiota. Dio abbia pietà, noi no». Lui: «Non scappo»

Chiesti 26 anni per Schettino: «Incauto idiota. Dio abbia pietà, noi no». Lui: «Non scappo»
Lunedì 26 Gennaio 2015, 11:08 - Ultimo agg. 27 Gennaio, 08:50
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La procura ha chiesto al tribunale di condannare Francesco Schettino a 26 anni di reclusione e a tre mesi di arresto per il naufragio della Costa Concordia che causò 32 morti all'isola del Giglio il 13 gennaio 2012. La richiesta è stata formulata dal pm Maria Navarro al termine della requisitoria.



«Quasi l'ergastolo, manco Pacciani. Siamo rimasti tutti quanti sorpresi», anche se «sulla pena avevamo delle avvisaglie. Ma il fatto che a distanza di tre anni si vada a chiedere l'arresto dopo che nel 2012 la Cassazione ha respinto» nel 2012 «la stessa richiesta degli stessi pm è la ciliegina sulla torta». Lo ha detto l'avvocato difensore di Francesco Schettino, avvocato Donato Laino, sulla richiesta di arresto




Le definizioni che si trovano in dottrina giuridica di «abile idiota» e «incauto ottimista» di colui che «si sente bravo e invece provoca una situazione di pericolo e un danno» e «che somma all'ottimismo la sopravvalutazione delle proprie capacità», «convivono benissimo in Schettino, quasi fosse bicefalo, tanto che per lui possiamo coniare il profilo dell'incauto idiota»: lo ha detto il pm Stefano Pizza, citando la dottrina, in udienza stamani, al terzo giorno di requisitoria al processo di Grosseto sul naufragio della Costa Concordia. Questa è l'udienza in cui l'accusa farà le richieste di condanna. Francesco Schettino, al momento, è assente dall'aula.



Nel suo intervento il pm Pizza ha attribuito a Schettino l'aggravante della «colpa cosciente» elencando decine di profili di colpa rispetto ai reati di omicidio plurimo colposo, lesioni colpose, naufragio colposo, abbandono di nave, abbandono di incapaci a bordo, mancate comunicazioni alle autorità. «Improvvisare la rotta e con quelle condizioni determina l'aggravante di una mostruosa colpa cosciente», ha detto Pizza. In aula seguono l'udienza il pg di Firenze Tindari Baglione, e il già procuratore di Grosseto, Francesco Verusio.



«Dio abbia pietà di Schettino, perché noi non possiamo averne alcuna»: così il pm Stefano Pizza ha concluso la sua parte di requisitoria al processo sul naufragio della Costa Concordia dopo aver elencato le colpe attribuite all'imputato. La richiesta di condanna sarà formulata più tardi dal pm Maria Navarro.



I pm lo vogliono in carcere: c'è pericolo di fuga, potrebbe andarsene dall'Italia, serve una misura cautelare.
Ma Francesco Schettino fa riferire dai suoi avvocati: «Non scappo. Sono a disposizione dell'autorità giudiziaria, mi si dica quello che devo fare». Oggi il comandante della Costa Concordia, rara assenza in 62 udienze del processo, non era in aula a Grosseto. Non voleva «fare melodramma», come ha detto in una pausa un suo difensore. Ha atteso notizie a casa. A fine requisitoria lo hanno informato della 'botta' da 26 anni di carcere, più altri tre mesi di arresto, formulata dal pubblico ministero. «Il comandante è a disposizione dell'autorità. Dice che quello che gli verrà chiesto di fare, o se deve presentarsi o andare da qualche parte», ossia in carcere, «lui lo farà», riportano ancora gli avvocati Domenico Pepe e Donato Laino, dopo averci parlato al telefono. Eppure nel processo Schettino aveva provato a difendersi, nelle udienze di dicembre, rispondendo lui stesso alle domande in aula. Aveva tentato di diluire le sue colpe con gli altri: col vice sul ponte di comando Ciro Ambrosio e con gli altri ufficiali in plancia, tra cui Silvia Coronica, colpevoli di non essersi accorti che la nave andava sugli scogli e di non averlo avvisato; col timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin, che sbagliò due virate decisive (secondo Schettino) all'ultimo metro utile; con gli ufficiali di macchina, che non gli avrebbero detto con chiarezza come in breve tempo ormai la nave era allagata e perduta; in maniera più discreta anche con Costa spa. Niente da fare. I pm non gli hanno creduto e non hanno fatto sconti. Anzi, hanno aggiunto anche la richiesta dell'arresto. Ma non ci sarà fuga, ha detto Schettino. Promessa di uno che i pm considerano un bugiardo? «Se voleva scappare l'aveva già fatto in questi anni», hanno detto i suoi avvocati, parlando anche di «sorpresa» e di «perplessità» espresse nelle loro conversazioni via telefono con lo stesso comandante per la dura richiesta di condanna. «Quasi l'ergastolo, manco Pacciani. Siamo rimasti tutti quanti sorpresi, ma non si può commentare. Non ci sono precedenti giudiziali - ha detto l'avvocato Laino presente in aula -. Non si era mai visto che un pm manifestasse al tribunale un'aspettativa tale per cui l'imputato non possa non essere condannato alla pena più elevata».