Sanità Campania, indagine sulla mancata riforma: «Danni per 10 milioni di euro»

Sanità Campania, indagine sulla mancata riforma: «Danni per 10 milioni di euro»
di Maria Pirro
Venerdì 27 Novembre 2015, 09:05 - Ultimo agg. 5 Febbraio, 09:34
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Reparti accorpati, interventi chirurgici rinviati, ambulatori chiusi,
ambulanze ridotte: è la stretta che si profila in Campania perché le norme
europee a medici e infermieri impongono di restare in servizio massimo 48
ore a settimana e riposarne 11, tra un turno e l'altro. Nella Campania da
tempo costretta a bloccare le assunzioni per ripianare i conti in rosso
della sanità, le carenze di personale in organico non consentono di
garantire tutti i servizi e, per adeguarsi alle nuove regole, e quindi
evitare che scattino sanzioni pecuniarie e contestazioni penali, i manager
di Asl e ospedali sono impegnati a riorganizzare l'assistenza, tagliando le
attività cosiddette «non urgenti». Mentre la Corte dei Conti avvia una serie
di accertamenti nelle strutture sanitarie per capire perché la più ampia
riorganizzazione dei reparti e non solo, disposta con il decreto Balduzzi
nel 2012, non è decollata. I programmi di Asl e ospedali avrebbero dovuto
essere approvati dalla Regione, e già realizzati.

Ritardi nel mirino. L'indagine contabile è condotta dal pubblico ministero
Ferruccio Capalbo e la spesa contestata, collegata alla riforma mancata,
questa l'ipotesi al vaglio, ammonta a più di dieci milioni di euro.
Si muove, in parallelo, la Regione. «Siamo indietro - dice Enrico Coscioni,
braccio destro del governatore sui temi della sanità - nell'applicazione del
decreto Balduzzi, che riduce del 20 per cento le strutture complesse, il
nome più tecnico dei reparti, dimensiona quelli poco utilizzati e i piccoli
ospedali, ma punta anche a creare nuovi centri di eccellenza, più
specializzati, e a ridisegnare la rete di emergenza». Il cardiochirurgo a
fianco di De Luca aggiunge: «Occorre dare un'accelerata al procedimento di
razionalizzazione del sistema che può consentire di tagliare i reparti
insicuri e inutili e rafforzare l'assistenza sul territorio. È indispensabile farlo subito anche per recuperare le risorse umane necessarie
ad applicare la legge 161 sui turni più leggeri».

Il giorno dopo l'entrata in vigore delle norme europee ospedali e Asl sono in difficoltà, e Coscioni annuncia una «cabina di regia», con l'obiettivo di «monitorare la situazione e uniformare le azioni in Campania».

L'imperativo per tutti è: garantire pronto soccorso ed emergenza, ma ciò
significa inevitabili tagli ad altre attività non urgenti, e le prime
circolari, già diffuse nei reparti, scatenano le proteste. Rischiano di
saltare tra i 400 e i 500 interventi di elezione in un mese, solo al
Cardarelli, circa seimila in Campania. La stima è del sindacato Aaroi e
l'anestesista Vittoriano L'Abbate teme «l'impasse della chirurgia d'elezione
al San Paolo e una considerevole riduzione negli altri presidi». Quindi
liste d'attesa più lunghe, dal San Gennaro al Loreto Mare. Si prospetta la
chiusura anche di diversi ambulatori specialistici, tra cui quelli dedicati
alla terapia del dolore. A singhiozzo, da dicembre, il funzionamento della
camera iperbarica nel principale ospedale del Sud.

«La situazione è molto grave», ammette il commissario straordinario dell'Asl Napoli 1 Centro, Renato Pizzuti. «Ci stiamo attrezzando per riorganizzare i turni, anche accorpando servizi. Purtroppo, la legge va rispettata e il personale è insufficiente». Di qui la decisione di ridurre persino i mezzi del 118 in circolazione, di notte. «Calcolando i tempi di spostamento, si riesce comunque a garantire l'assistenza in tutta la città». Assicura Pizzuti: «Nessuna zona sarà penalizzata». Ma, sostiene L'Abbate, «senza l'arrivo di rinforzi, presto potrebbero fermarsi quattro ambulanze su sette». Il sindacalista è preoccupato anche perché, «in corsia, pare inevitabile che ci sia un solo medico di guardia, anziché due, in settori delicatissimi». E gli infermieri potrebbero un po' ovunque essere chiamati a occuparsi di più reparti contemporaneamente. I vertici dell'Asl, tuttavia, non hanno ancora licenziato un piano: le riunioni si susseguono con rappresentanti dei lavoratori e direttori delle strutture per tenere conto di tutte le esigenze. «Le vere misure organizzative dovrebbero essere legate a disposizioni regionali fatte dal commissario ad acta, di nomina del governo, che non però c'è», puntualizza Pizzuti. E altri fronti di scontro si aprono. Il presidente dell'Ordine dei medici di Napoli, Silvestro Scotti, segnala: «Rischiano di saltare i turni di guardia medica a Natale, a Capodanno e negli altri giorni festivi, se si vuole, erroneamente, applicare il principio che persino in questo settore si debbano introdurre le limitazioni negli orari di lavoro. Nel servizio cittadino sono, infatti, impegnate, a rotazione, solo quattro squadre ma i libero-professionisti non possono essere costretti a rinunciare al giorno di pausa, visto che per loro le ferie non sono né previste né pagate».

Non bastasse, potrebbero allungarsi i tempi di attesa per alcune visite specialistiche a domicilio.

A questo scenario già nero e si sovrappone «la fotografia impietosa scattata
con il Programma nazionale esiti: i dati dicono che la Campania è ultima in
tutte le categorie scelte come riferimento per giudicare la qualità
dell'assistenza», sintetizza Coscioni. «Per arrivare a una svolta - conclude
- è però fondamentale riordinare il sistema sanitario, sia negli ospedali e
sul territori, e quindi che s'insedi il commissario, di nomina del governo.
Senza, non è possibile fare i decreti».



 

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