NAPOLI - Dicono che si muove sempre in sella a una moto, modello T-max. In testa un casco con la visiera bianca. Magro e «con i baffetti alla Zorro» lo descrivono. «Ha il grilletto facile» ricorda un pentito. E se si esclude un affiliato “anziano” ci sarebbe lui tra «i più pericolosi del clan». È questo il ritratto di Pasquale Sibillo, detto Lino, attraverso le parole di ex affiliati passati a collaborare con la giustizia.
Classe 1991, fa parte dei giovanissimi con ambizioni da boss diventati protagonisti della nuova camorra di Forcella, quella violenta e spregiudicata, che di giorno si muove soltanto quando c’è da fare gradasso, seminare terrore, sparare in aria. «Lino Sibillo ha lo stesso rango del fratello Emanuele, il quale tuttavia è (era, ndr.) più rispettato per aver iniziato la guerra contro i Mazzarella» ricorda un pentito ai pm.
Fugge, Pasquale Sibillo, dal 9 giugno scorso e da qualche notte a questa parte fugge con una consapevolezza in più: qualcuno lo vuole morto, gli stessi che nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi hanno ucciso suo fratello Emanuele con un colpo alla schiena in via Oronzio Costa.
Scampò a un agguato due anni fa, Pasquale.
Nella ricostruzione che fa il collaboratore c’è spazio anche per il racconto della rocambolesca dinamica: «Notarono la sua presenza, si avvicinarono ma lui li vide e si rifugiò nella macchina della polizia». A quel punto i sicari dovettero desistere. «Mi fu raccontato che, allontanitisi, ebbero una colluttazione a piazza Garibaldi dove incrociarono la polizia ma riuscirono a scappare».
Vivono così i giovani come lui. Sempre a guardarsi le spalle, sempre con un occhio a chi gli gira intorno perché è un attimo e si rischia di finire nel mirino. Nei pantaloni sempre una pistola. Le armi una passione e una necessità. Preferiscono quelle alla Al Capone. Lo si ascolta da alcune conversazioni intercettate dagli 007 dell’Antimafia che per mesi hanno tenuto i cellulari sotto controllo e una microspia in casa dei Giuliano jr. A parlare sono criminali ragazzini: «Le fuoriserie le teniamo solo noi...». «Cinquemila euro...diciamo famiglia Sibillo, “F”, “S”, dici...l’hanno fatta personalizzare...ho dato 2500». «Le botte?....Pigli di più». «Ci date mille euro in più “FS”». «Questa è la più malamente di tutte le pistole... la cromata con il manico di gomma». «Quello là secco e lungo....quello di Al Capone».
Nel linguaggio in codice che usano tra di loro le chiamano «le innamorate», cioè le fidanzate. Gli inquirenti ne hanno avuto conferma proprio indagando sull’attentato a Pasquale Sibillo che i babyboss intesero vendicare immediatamente. Mentre Pasquale, come si capisce dalle intercettazioni, si cambiava d’abito e si faceva tagliare i capelli per modificare il look e rendersi meno riconoscibile, il fratello più piccolo, Emanuele, all’epoca minorenne, gli spiegava: «Il compagno mio è andato a prendere la fidanzata fuori alla Marina vicino al mare....Hai capito? Ci dobbiamo andare a fare un giro con le fidanzate nostre».
Sullo sfondo il contrasto mai sanato con i Mazzarella e l’atteggiamento spavaldo da aspiranti boss che i giovanissimi del clan Amirante-Sibillo-Giuliano-Brunetti hanno assunto negli ultimi tempi per imporsi nella gestione del malaffare e nel controllo dei vicoli della casbah. Spavaldi e violenti. Pasquale Sibillo, oltre che di associazione, aggressioni e scorribande armate, è indagato anche per aver imposto il pizzo a una commerciante e di averle ordinato di lasciarle l’appartamento. «Mi devi dare 300 euro al mese per il negozio e devi lasciare immediatamente la casa entro 24 ore, altrimenti ti metto una bomba al negozio. E i documenti non te li voglio far vedere, la casa è mia» sarebbe stata la minaccia.
«I Sibillo a livello di sistema sono più importanti e temuti dei Giuliano - assicura un collaboratore di giustizia ai magistrati della Dda ricostruendo accordi e spartizioni di camorra - I Sibillo controllano le zone di San Biagio dei Librai, Largo Donna Regina fino a piazza Bellini». I soldi della droga e delle estorsioni, l’obiettivo da conquistare pr carezzare il sogno da boss. «Durante la guerra Emanuele Sibillo dormiva a casa di Toni Giuliano». Pasquale oggi potrebbe essere nascosto ovunque. Ma probabilmente non così lontano dal centro storico da escludere una vendetta.