Napoli, restaurata la mitica testa di cavallo di palazzo Diomede Carafa

(foto di Antonio Vitale)
(foto di Antonio Vitale)
di Danilo Capone
Sabato 28 Novembre 2015, 15:51
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Correva l’anno 1471 quando Lorenzo il Magnifico decise di regalare alla città di Napoli una testa di cavallo in bronzo, simbolo distintivo del grado della Città. In uno scambio epistolare, il conte di Maddaloni Diomede Carafa, personalità di spicco della corte aragonese, ringraziava il dignitario della casata fiorentina per la caratura di siffatto dono, ponendo il suddetto all’interno del cortile di Palazzo Carafa, poi Santangelo.

L’opera, la cui fattura è rimasta incerta per secoli finché lo studioso Caglioti non ha disvelato l’arcano attribuendola allo scultore Donatello, è oggi custodita all’interno del Museo Nazionale di Napoli, al quale fu donata nel 1809 dai principi di Colubrano. Da allora la scultura bronzea fu sostituita da una copia in terracotta. E “questo sarebbe quanto”, se non fosse che le differenti e travagliate storie di semplici condomini, mercanti d’arte, scultori grandiosi e facoltosi mecenati ruotano vorticosamente intorno ad una splendida scultura incompiuta, protome di un monumento equestre. Donatello, probabilmente ispirato da una testa di cavallo presente nei giardini di Palazzo Medici, riuscì in parte a concludere per il proprio committente, Alfonso V d’Aragona, l’opera. Il re morirà nel 1458, l’altro nel 1466. Per numerosi e altri accordi, la testa animale, raffinato elemento decorativo, fu donata a Diomede Carafa, e per un vezzo della storia la stessa giunse al Museo Nazionale.

Perché abbiamo accennato a dei semplici condomini? Dopo oltre due secoli di guerre ed intemperie, in tale cortile museo al civico 121 di via San Biagio dei Librai, a questa copia in terracotta di protome equestre qualcuno si era affezionato. I signori ed i re sono trapassati, ed al loro posto, in una grande trasformazione congiunturale, sono arrivate le associazioni, gli amministratori ed i condomini, appunto.

Ieri, 27 novembre, c’è stata la presentazione alla cittadinanza dell’opera restaurata, a cura del Condominio tutto di Palazzo Diomede Carafa e del Comitato curatore – Amministratore Sig. Francesco D’agostino, Dr. Raffaele Ranaldi Presidente dell’Associazione “Palazzo Diomede Carafa”, Arch. Sergio Attanasio Presidente dell’Associazione “Palazzi Napoletani” –, con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni architettonici, paesaggistici, storici ed etnoantropologici per Napoli e Provincia, la Dott.ssa Angela Schiattarella, e l’Associazione culturale “La Bella Napoli”. Così il Presidente Ranaldi: “Questo è un lavoro che abbiamo finanziato con il danaro del Condominio. Ci siamo autotassati per restaurare l’opera. Dopo questa prima fase, il nostro obiettivo sarà quello di passare al restauro del nostro portale, monumentale opera lignea, risalente al 1466. Siamo in cerca di sponsor”. Replica l’Amministratore D’Agostino, alzando lo sguardo e soffermandosi sulla ristrutturazione precedente dello stabile: “Con i lavori ottocenteschi erano stati completamente coperti gli archi catalani, ma con la ristrutturazione il muro è stato fatto arretrare di circa trenta centimetri e gli archi sono stati portati a vista”. Per il futuro?: “Interverremo sul portone: cerchiamo tuttavia una sponsorizzazione. Certamente questo restauro è un grande segnale di cittadinanza attiva”. Abbiamo poi ascoltato il parere tecnico degli specialisti che sono intervenuti sull’opera in questione. L’Architetto Sergio Attanasio: “I lavori di restauro sono durati circa tre mesi. La testa è stata smontata e ripulita, con azioni mirate alla protezione.” Erano presenti le due giovani restauratrici, Gaia Raniello e Rosaria Cefariello, che hanno curato per l’impresa Dafne i lavori di ripristino.
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