​Influenza suina, Rosaria prima partorisce e poi muore a 36 anni

​Influenza suina, Rosaria prima partorisce e poi muore a 36 anni
di Gaty Sepe
Giovedì 26 Febbraio 2015, 09:21 - Ultimo agg. 09:22
4 Minuti di Lettura

Uccisa dal virus H1N1 due settimane dopo aver messo al mondo la sua seconda figlia ed a poco più di una settimana dalla morte, provocata dalla stessa influenza (chiamata suina) di un cardiopatico nel salernitano.

Una storia drammatica quella di Rosaria Trudu, 36 anni e già madre di una bambina di quattro anni, deceduta due giorni fa all'Ascalesi dove era ricoverata in gravisime condizioni da due settimane, che ha generato grande commozione e anche qualche allarmismo tra la popolazione di Sant'Antimo, comune a nord di Napoli dove la famiglia Bottone abitava in un appartamento popolare in via Marconi. Era gremito, ieri, il santuario durante i funerali della giovane donna e in tanti si sono rivolti poi al sindaco Francesco Piemonte - che oggi sul sito del comune pubblicherà le informazioni sulla profilassi consigliate dal ministero per l'influenza - primario della cardiologia dell'ospedale di Frattamaggiore.

È al pronto soccorso del San Giovanni di Dio che la donna arriva nella prima serata dell'11 febbraio. È incinta di 33 settimane, ha la febbre altissima e soprattutto una grave insufficienza respiratoria.

La ricoverano in medicina interna. «Intorno alle 20,30, però - racconta Antonio Fusco, primario del reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale frattese - mi hanno chiamato a casa i colleghi anestesisti. La radiografia aveva evidenziato una broncopolmonite con versamento pleurico, la percentuale di ossigeno nel sangue era al 50% e anche il feto cominciava a dare segni di sofferenza. I colleghi hanno sospettato subito un caso di influenza da H1N1.

Non c'era altro da fare che intubare la donna e far nascere la bambina che portava in grembo anche se il nostro ospedale, privo di una terapia intensiva neonatale, non era la struttura più idonea per un parto prematuro. Ho parlato allora con il marito della donna avvertendolo che la bambina alla nascita avrebbe comunque potuto avere dei problemi essendo rimasta senza ossigeno per un po', e con la signora perché firmasse il consenso al cesareo, ma era già poco presente.

Alle 21,30 nacque la bimba che fu trasportata a Benevento in terapia intensiva neonatale dove è ancora in incubatrice anche se non più a rischio, subito dopo la madre fu trasportata rapidamente all'Ascalesi, il primo ospedale dove c'erano posti in rianimazione disponibili. Eravamo tutti addolorati, oggi, in ospedale perché le notizie che abbiamo avuto dall'Ascalesi nei primi giorni successivi al ricovero ci avevano fatto sperare. Chi la conosceva mi ha raccontato che la donna stava male da un mese ma che, nonostante l'influenza, aveva continuato a lavorare come domestica e che era seguita da un ginecologo del consultorio» conclude Fusco.

In ogni caso, prima dell'11 febbraio, la signora non si era mai rivolta all'ospedale di Frattamaggiore. «E pure in questo periodo - commenta Biagio Fulco, segretario aziendale della AslNa1Nord della Uil - i nostri pronto soccorso sono affollati di pazienti con influenza, soprattutto di classi disagiate e con pluripatologie. Qualcosa nella rete di sorveglianza della nostra sanità non funziona».

Rosaria, intubata e farmacologicamente sedata è arrivata a Napoli, all'Ascalesi, nella notte. «Stava non male, malissimo - racconta l'anestesista di turno Domenico Lo Sapio - la diagnosi è stata fatta subito così come la terapia antivirale.

«Era in coma superficiale ma con una grave mancanza di ossigenazione e ventilazione, praticamente respirava con un solo lobo polmonare. E l'intervento con il kit per diminuire l'anidride carbonica nel sangue ormai troppo alta non ha funzionato. Le speranze di recuperare la funzione respiratoria della donna - spiega Rosario Lanzetta, direttore del Dipartimento assistenziale della AslNa1 - si sono via via affievolite e con il permanere dello stato di ipossia le sue funzioni vitali si sono progressivamente aggravate».

Quella di Rosaria Trudu, la bella donna bruna di cui ieri, al funerale amici e parenti esaltavano lo spirito di sacrificio per le due figlie tanto desiderate, sembra una morte inevitabile. Il marito Antonio Bottone, operaio in una fabbrica di suole per scarpe, si è chiuso in un dignitoso dolore. Dalla famiglia, nessuno ha accuse da lanciare. Qualcuno sottolinea che la donna negli ultimi tempi si era forse un po' trascurata. «Purtroppo questa influenza può evolvere gravemente anche nel giro di 48-72 ore - dice ancora Granata - certo la vaccinazione antinfluenzale può aiutare ad abbassare il rischio di avere complicanze». Perché la donna non era stata vaccinata? Allo studio della ginecologa che avrebbe seguito la donna preferiscono chiudere il telefono.

(ha collaborato Nella Capasso)