Tumori, la Campania al palo: liste d’attesa fino a 4 mesi per un intervento

Tumori, la Campania al palo: liste d’attesa fino a 4 mesi per un intervento
di Maria Pirro
Mercoledì 28 Ottobre 2015, 08:19 - Ultimo agg. 10:21
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È uno di quei dibattiti in cui i medici sono divisi ma, quale che sia la loro opinione sulla carne, su un punto sono tutti d’accordo: mentre si discute, l’ammalato in Campania non sa dove sbattere la testa. Screening a rilento, prestazioni a pagamento, lunghe liste d'attesa, sale operatorie vuote in ospedale e una giungla di mini-centri. Nel mezzo della selva, manca una cabina di regia.



Il tumore al colon retto è uno dei big killer correlato all’alimentazione. «Quando andiamo al supermercato, possiamo scegliere cosa comprare per la tavola, può aiutare a ridurre i rischi, ma evitare questa patologia è spesso un’illusione senza una prevenzione sanitaria mirata», dice l’oncologo Franco Bianco. La stima in Campania è di circa 2800 nuovi casi all’anno, con una percentuale di sopravvivenza che si dimezza se la diagnosi arriva in ritardo (cioè quando compaiono i sintomi). «I tassi di malattia avanzata qui sono più elevati rispetto ad altre regioni, soprattutto del Nord Italia», aggiunge Rosario Vincenzo Iaffaioli, primario dell’istituto tumori di Napoli, Pascale. «Come in tutto il Sud, lo screening gratuito, che è rivolto alle persone dai 50 ai 74 anni, stenta a decollare: solo quattro aziende sanitarie l’hanno avviato, peraltro con differenti risultati». Questa denuncia sarà rilanciata dagli organizzatori del convegno nazionale GISCor (gruppo italiano di coordinamento degli screening), il 19 e 20 novembre a Napoli. «In città ci sono problemi logistici legati al trasporto dei campioni dallo studio medico all’unico laboratorio aziendale dedicato allo screening, che si trova a Secondigliano», testimonia Saverio Annunziata, medico di famiglia e sindacalista del Sumai.



Questioni vecchie e nuove si sommano. Oggi prenotare a stretto giro visite ed esami è una lotteria. Esauriti i budget di spesa per numerose prestazioni nei centri che operano in convenzione, i disagi colpiscono soprattutto i pazienti oncologici e i più poveri, esenti dal ticket. Ma un po’ tutti i napoletani sono costretti ad attese più lunghe in ospedale e alla Asl, a ricorrere al privato per velocizzare, oppure a rinunciare agli accertamenti clinici perché troppo costosi.



Al punto da spingere a intervenire il presidente dell'Ordine dei medici di Napoli, Silvestro Scotti, che nei giorni scorsi ha lanciato sul punto un ennesimo allarme. «Ho appena visitato un paziente che deve eseguire una colonscopia e ha avuto l’appuntamento a marzo 2016 dall’ospedale di Frattamaggiore. Il privato chiede 180 euro», afferma Luigi Costanzo, responsabile dell’Isde, l’associazione che raggruppa i medici per l’ambiente. Gli fa eco la paziente Domenica Crispino, 69 anni, che racconta disperata: «Ho il sangue nelle feci, in una struttura privata mi hanno risposto che se parla l’anno prossimo per la colonscopia con il ticket. Sto girando tra i vari centri per trovare un’alternativa».