Euro falsi, a Napoli la stamperia per il mondo: lo spaccio anche nelle sagre

Euro falsi, a Napoli la stamperia per il mondo: lo spaccio anche nelle sagre
di Claudio Coluzzi
Giovedì 27 Novembre 2014, 09:20 - Ultimo agg. 09:26
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Gli stampatori, i grossisti, i fornitori e gli smerciatori. Ognuno aveva un ruolo ben definito nella «fabbrica dei soldi» smantellata dalla Dda e dai carabinieri di Caserta e Napoli in collaborazione con i colleghi dell’Antifalsificazione monetaria.

Ma tutto ha avuto inizio da una semplice denuncia raccolta dai carabinieri della stazione di Casagiove, provincia di Caserta. Da lì è stata ricostruita, nell’arco di circa quattro anni, la fitta ragnatela di distribuzione. Con grosse cessioni di banconote false sui mercati internazionali, ma anche con l’acquisto di piccoli quantitativi (2 euro per una banconota da 20) che venivano poi «piazzati» nei mercatini rionali e nelle sagre.

Gli spacciatori si informavano anche presso i Comuni delle manifestazioni programmate, piazzavano i falsi e poi passavano oltre.

Dall'ordinanza di custodia cautelare emerge per esempio che nel novembre del 2012 i falsari hanno partecipato quasi ad una sagra al giorno. Il 9 sono alla Sagra della Castagna di Montella, in provincia di Avellino. Il giorno successivo partecipano alla Sagra della Castagna di Acerno, nel Salernitano. L'11 novembre la banda cambia genere di appuntamento gastronomico e si sposta a Marcianise, in provincia di Caserta, dove ha luogo la X edizione della sagra «Estate di San Martino. Ogni mosto diventa vino». Il 14 novembre è il basso Lazio la meta degli spacciatori di banconote e monete contraffatte: a Lariano, provincia di Frosinone, si evince dalle intercettazioni telefoniche, i malviventi lavorano con piacere perchè la sagra è al coperto e se piove non ci si bagna.

Molte le donne che partecipano all’organizzazione, anche con ruoli apicali. È Vincenza Parisi ad aver finanziato ed organizzato la stamperia clandestina scoperta a Napoli in via Blanch il 21 febbraio 2013. È lei che definisce i ruoli dei componenti della banda, impartisce disposizioni, promuove l’attività, la finanzia, reperisce i mezzi necessari per il suo svolgimento, risolve i problemi che possono insorgere nella fase attuativa. Si occupa, in prima persona, delle trattative per lo smercio di importanti quantitativi di banconote false. Con lei e i suoi parenti collaborano molte donne, spesso casalinghe, che usano un gergo domestico per tentare di ingannare le forze dell’ordine e ostacolare le intercettazioni.

«Pronto ...Chi è Carmelina?», «Si chi è?», «Ah Carmelina sono la fruttivendola ...», «Chi?», «a fruttivendola», «Ah ciao ciao, «È tutto a posto, sto aspettando che viene un amico mio che poi facciamo la spesa di Natale». «Ho capito, ho capito ...», «Così ti faccio l'ordinazione». In realtà parlano di consegne di soldi falsi ma, spesso, non avendo concordato un codice ben preciso, si confondono tra loro. E inoltre l’insistenza su particolari che dovrebbero essere banali non può non insospettire i carabinieri che intercettano: «Senti a me mi servirebbe due casse di minestra mannaggia la miseria... (banconote false da 100)». «Ah ho capito, senti Carmè te li porto più tardi perchè io mò sto andando al negozio». «Va bene...grazie...deve essere fresca eh!».

La banda non disdegna di falsificare anche marche da bollo e «Gratta e vinci». E ancora una volta usa termini diversi, ma di uso comune per indicarli: «Pronto...niente ancora nessuna novità dopo viene Mario dobbiamo far vedere le mattonelle (nel gergo dei falsari le “mattonelle” indicano i valori di bollo)». «Eh, fammi sapere anche il fatto delle magliette (banconote false)». «Le magliette, i gelati e se sono arrivati anche i ghiaccioli!».

E in più di una circostanza i tentativi di depistaggio rasentano le gag alla Totò: «Pronto, sentimi un poco qui c'è il costruttore riguardo le mattonelle». «Chi tieni lo scultore?» risponde l’interlocutore non capendo che si vuole segnalare un cliente pronto all’acquisto di marche da bollo false. «Il costruttore...riguardo le mattonelle» ribadisce il falsario e finalmente lo spacciatore ci arriva e si fa una risata: «Ah ora ho capito... ah ah ah».

In qualche caso le casalinghe spacciatrici si confondono platealmente e finiscono per scoprirsi. Così quando una di loro, al telefono, per intendere la banconota falsa da 50 euro fa riferimento al colore beige al posto del colore rosso, mettendo in crisi la sua interlocutrice che è costretta precisare: «… Ma no quelle sono le ”buone” però, tu lo sai a quanto stanno le false, o no?».