Campania, poliziotti in manette: «Se venissero ad arrestarmi mi sparerei prima»

Campania, poliziotti in manette: «Se venissero ad arrestarmi mi sparerei prima»
Venerdì 9 Ottobre 2015, 15:14 - Ultimo agg. 10 Ottobre, 08:31
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«Se un giorno verso le 4 dovessi sentire un collega che vuole entrare a casa mia non gli darei la soddisfazione, mi sparerei prima». È la frase choc che il poliziotto Alessandro Albano, arrestato ieri insieme a due colleghi dalla Squadra Mobile di Caserta nell'ambito dell'inchiesta sul traffico e spaccio di droga che ha portato in carcere sedici persone, pronuncia in un sms inviato al dirigente del suo Commissariato.

Albano invia l'sms il 27 febbraio 2014, pochi giorni dopo aver trovato nell'auto di servizio usata con i colleghi le microspie piazzate dagli inquirenti.

Quella frase carica di rabbia, con riferimento alla Mobile che indaga su di lui, gli provoca una visita medica richiesta dal funzionario per disturbi comportamentali e una sospensione cautelativa con rinvio alla Commissione Medica Ospedaliera di Roma.

Albano si rivolge così al consigliere comunale di Marcianise e collaboratore parlamentare Paride Amoroso (indagato nell'inchiesta per accesso abusivo ad un sistema informatico). «Conosci qualcuno al Cmo a Roma. È urgente», quindi parlando del suo dirigente: È un pezzo di m..« Albano e l'altro collega arrestato Camarca si faranno bonificare dalle microspie le auto private da un altro agente della Scientifica (non indagato). È 'veemente l'astio' degli agenti indagati verso i colleghi della Mobile, scrive il gp nell'ordinanza; emerge anche dall'aggressione da parte di Camarca, davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, del tecnico della società romana che gestisce l'assistenza per le apparecchiature investigative della Polizia.

L'agente , racconta il tecnico agli inquirenti, lo apostrofa »pezzo di m..«, urlandogli: »Non sei buono, non sai lavorare tu e la Mobile«, finchè non interviene il collega a separarli. Nel provvedimento, oltre ai tre agenti arrestati, vengono indicati dai pentiti del clan Belforte di Marcianise altri uomini in divisa 'infedeli'.

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