Casal di Principe: licenze regalate e le tre telefonate dell'ex senatore Diana

Casal di Principe: licenze regalate e le tre telefonate dell'ex senatore Diana
di Mary Liguori
Sabato 4 Luglio 2015, 23:37 - Ultimo agg. 6 Luglio, 08:55
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CASAL DI PRINCIPE - Al centro dell'indagine sulla Cpl una strana cessione di concessioni per il gas. Quando nell’archivio del Comune di Frignano viene ritrovata una scrittura privata ingiallita dal tempo, i carabinieri del Noe pensano inizialmente ad un falso. Sull’atto, datato 11 giugno 1997, c’è solo la firma dell’amministratore unico della Eurogas che cede gratuitamente alla Cpl Concordia le concessioni per la metanizzazione di alcuni comuni dell’Agroaversano.



L’atto è allegato all’ordinanza che ieri l’altro ha alzato il velo sull’affair metanizzazione in mano ai Casalesi. Quella scrittura non reca la firma di Robero Casari, ex presidente della Cpl, la coop che, senza sborsare un soldo, ottiene le concessioni che di lì a poco avrebbero permesso al consorzio di accedere ai milioni (di lire) stanziati dalla legge 266 che nel 1997 destinò mille milioni alla metanizzazione del Mezzogiorno. Prima l’Eurogas cede i diritti, dunque, poi vengono stanziati quei fondi attesi per anni senza i quali l’Eurogas non ebbe mai la possibilità di procedere all’impianto delle condutture del gas.



Quella tempistica, per la Dda, è l’«inquietante prova del grado di permeazione che i Casalesi avevano raggiunto nel tessuto istituzionale». Ma c’è dell’altro, come se da solo questo aspetto non fosse allarmante a sufficienza.

Il presidente della Cpl non firma perché si accaparra le licenze per intercessione dei Casalesi. Questo sostiene l’accusa. Pochi mesi fa, i carabinieri del Noe chiariscono questo aspetto convocando l’ingegnere romano che nel 1997 era amministratore unico della Eurogas. Oggi è un vecchietto di novant’anni, ma è apparso sveglio al punto da mentire ai carabinieri.



«Non ricordo quell’atto, - dice durante l’interrogatorio - ma quella è senza dubbio la mia firma». Sul perché abbia ceduto le concessioni senza nulla a pretendere, non dà spiegazioni. Dopo il colloquio coi carabinieri, però, l’ingegnere sale in macchina e, con la figlia, ricorda che per quella faccenda dovette incontrare «il capocamorra», e la donna spaventata gli chiede: «mica glielo hai detto? Questa volta ci gambizzano». Per paura, dunque, l’Eurogas cede le licenze alla Cpl e quella scrittura privata, secondo il gip che ha spiccato due giorni fa l’ordinanza in carcere per sei persone e disposto indagini nei confronti dell’ex senatore Lorenzo Diana e dell’ex sindaco di San Cipriano, apre la strada «a due canali, uno politico rappresentato da Lorenzo Diana che è oltretutto uno dei fautori della metanizzazione del Bacino Campania 30, ed uno riferibile alla criminalità organizzata».



La posizione dell’ex senatore e componente delle commissioni Antimafia e Lavori pubblici è racchiusa, negli atti, in tre intercettazioni che la Dda incastona nello scenario disegnato dai verbali del pentito Antonio Iovine e dai racconti di alcuni manager della Cpl che, appena ricevuto l’avviso di garanzia, decidono di rendere spontanee dichiarazioni. L’amicizia tra Diana e Casari è un fatto noto e di per sé i colloqui non avrebbero alcun significato giudiziario se la Dda non li collegasse al contesto. Casari è sotto intercettazione quando, l’anno scorso, dopo lo scandalo della Cpl ad Ischia, i giornali pubblicano le dichiarazioni che Iovine ha reso al riguardo. Casari chiama al cellulare l’ex senatore gli dice: «Mi farebbe piacere incontrarti, anche alla luce di questi casini».



Di lì a poco l’addetto stampa dell’ex presidente della Concordia invita Diana all’assemblea di bilancio della coop, ma il politico non ci andrà. Successivamente, sarà Diana a chiamare Casari, specificando che vorrebbe incontrarlo da solo: non si sa se quell’incontro abbia mai avuto luogo. Passano sei mesi, Casari viene raggiunto da un avviso di garanzia. E, ancora, chiama Diana. «Hai sentito? Mi hanno mandato un'avviso di garanzia per concorso esterno». Diana risponde di esserne venuto a conoscenza dalla stampa, ma poi aggiunge: «Me lo mandi? Voglio leggerlo». C’è ancora un altro passaggio che secondo il gip è significativo. Quando viene fuori il sospetto che quelle aziende alle quali la Concordia ha affidato direttamente i lavori dopo averli lottizzati per non dover procedere all’indizione di subappalti, Casari chiama ancora Diana.



«Tu ci hai chiamati e noi siamo venuti»: per il gip, l’ex presidente della Concordia sostiene che la Cpl lavora nel Casertano per intercessione di Diana. A quel punto però l’allora segretario della commissione Antimafia, commenta: «Questo fatto che Iovine le definisce ditte in odore di camorra non mi sorprende, in quegli anni le aziende o erano taglieggiate o collegate ai clan». Anche quest’ultima frase, per la Dda, è sinonimo di concorso esterno nell’associazione mafiosa dei Casalesi.
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