Salerno, traffico di droga per la 'ndrangheta: 15 arresti tra Campania e Calabria: «Il porto hub per l'importazione di stupefacenti dal Sudamerica»

Patto tra clan locali e la cosca degli Alvaro di Sinopoli

Un'operazione dell'Antimafia
Un'operazione dell'Antimafia
Martedì 30 Aprile 2024, 11:59 - Ultimo agg. 18:29
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Traffico di droga per la 'ndrangheta, 15 arresti tra Campania e Calabria. Stamattina, al termine di un'articolata indagine coordinata dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, è stata data esecuzione all'ordinanza cautelare personale emessa dal gip del Tribunale di Salerno nei confronti di 15 persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico, anche transnazionale, di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana, furto, ricettazione e minaccia, reati tutti aggravati dalle finalità mafiose.

L'attività investigativa condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri Sezione Anticrimine di Salerno ha consentito di ricostruire, secondo I'ipotesi accusatoria condivisa allo stato dal giudice per le Indagini preliminari, un sodalizio criminale composto prevalentemente da soggetti di origine campana in rapporti con appartenenti alle cosche di 'ndrangheta degli Alvaro di Sinopoli (Reggio Calabria). Secondo l'impostazione accusatoria, condivisa dal gip, I'elemento centrale del gruppo - si legge in una nota a firma del procuratore capo di Salerno Giuseppe Borrelli - sarebbe rappresentato da Carmine Ferrara il quale avrebbe svolto la funzione di intermediario tra i narcotrafficanti stranieri e le organizzazioni criminali sul territorio nazionale.

Durante le investigazioni è stato acclarato che il porto di Salerno è assurto ad hub nazionale per l'importazione di droga dal Sudamerica. Il Ros dei Carabinieri e la Guardia di Finanza, che ha fornito il necessario supporto nella fase dei vari riscontri, con il coordinamento della Procura di Salerno, nel marzo 2023 ha sequestrato 220 chilogrammi di cocaina, celati in un container proveniente dall'Ecuador ed imbarcato su una motonave battente bandiera libanese. Secondo l'ipotesi accusatoria, condivisa allo stato dal giudice per le Indagini preliminari, le operazioni sarebbero state coordinate da Franco Volpe e Cataldo Esposito, insieme a persone allo stato irreperibili, e avrebbero visto l'interesse della famiglia calabrese degli Alvaro.

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