I progetti
Nel dettaglio, Eni annuncia che entro il 2050 ridurrà dell’80% le emissioni nette riferibili all’intero ciclo di vita dei prodotti energetici venduti e del 55% l’intensità emissiva rispetto al 2018. Per centrare questi obiettivi la multinazionale punta sulla progressiva riduzione della produzione di idrocarburi dopo il 2025 e la crescente incidenza delle produzioni di gas, ma non solo. Le azioni che il Cane a sei zampe intraprenderà riguarderanno pure la conversione delle raffinerie europee in impianti alimentati con cariche bio o alternative e lo sviluppo di progetti per la cattura e lo stoccaggio della Co2 per oltre 10 milioni di tonnellate annue al 2050. Centrale il progetto per il nuovo hub di Ravenna, destinato a diventare nei piani dell’amministratore delegato Claudio Descalzi il più grande centro al mondo di cattura e stoccaggio di anidride carbonica. L’hub di Ravenna potrà sfruttare infatti l’immenso volume di stoccaggi che arriva dai giacimenti a gas offshore ormai esauriti del Medio Adriatico. Ma le ipotesi di sviluppo del progetto includono, oltre alla cattura e allo stoccaggio della Co2, anche la produzione e l’utilizzo di idrogeno blu e la sua eventuale distribuzione a utenze industriali e domestiche e per la mobilità sostenibile. Enel guarda invece all’idrogeno verde: la società guidata da Francesco Starace lavora a un piano per fornire energia elettrica da idrogeno green all’Ilva di Taranto. Per Enel l’idrogeno verde, prodotto a impatto zero con l’elettrolisi dell’acqua alimentata da energia rinnovabile, è al cento per cento Co2-free. L’idrogeno blu viene prodotto attraverso lo steam reforming del metano, ma con la cattura dell’anidride carbonica. Snam e Saipem hanno firmato invece un memorandum of understanding per dare vita a una collaborazione sulle nuove tecnologie focalizzate sulla transizione energetica, dall’idrogeno verde alla cattura e al riutilizzo della Co2, al fine di contrastare i cambiamenti climatici e contribuire all’avvio del mercato dell’idrogeno supportando la Hydrogen strategy. Il Mou sottoscritto dagli amministratori delegati Marco Alverà (Snam) e Stefano Cao (Saipem) prevede lo sviluppo di iniziative legate alla produzione e al trasporto di idrogeno verde e alla cattura, trasporto, riutilizzo o stoccaggio dell’anidride carbonica. La collaborazione è già operativa e si sta focalizzando, in primo luogo, sullo sviluppo della tecnologia di elettrolisi dell’acqua, processo che permette di azzerare le emissioni di anidride carbonica nella produzione di idrogeno verde. Infine, Snam e Saipem realizzeranno studi di fattibilità finalizzati all’individuazione di nuove soluzioni per il trasporto di idrogeno in forma liquida o gassosa, sia attraverso l’utilizzo e l’adeguamento di infrastrutture e reti già esistenti che mediante il trasporto con mezzi navali. «Grazie alla posizione geografica, alla forza del settore manifatturiero ed energetico e a una capillare rete di trasporto gas, l’Italia ha le potenzialità per diventare un hub continentale dell’idrogeno verde e un ponte infrastrutturale con il Nord Africa, da dove è possibile importare idrogeno prodotto attraverso energia solare a un costo del 15 per cento inferiore rispetto alla produzione domestica», ha spiegato l’amministratore delegato di Snam.