Era presente ieri in aula e ha scelto di essere processato con il rito ordinario. Una strategia, quella dell'imprenditore Vincenzo Madonna, differente rispetto a quella di Gaetano Ammendola e Alfredo De Feo, a loro volta indicati come esponenti di spicco del clan Contini. Tribunale di Napoli, difeso dagli avvocati Della Pietra e Letizia, l'ìmprenditore Madonna è accusato di essere contiguo alla camorra egemone a Napoli (quella - per intenderci - che fa parte del cartello della Alleanza di Secondigliano).
Pronto a difendere la correttezza delle proprie operazioni imprenditoriali. Madonna è finito un mese fa al centro di una misura cautelare firmata dal gip Anna Imparato. Sotto i riflettori gli affari legati a un servizio di noleggio radicato a pochi passi dall'aeroporto di Capodichino. A leggere gli atti, c'è un passaggio dell'imprenditore collaboratore di giustizia Teodoro De Rosa, che ricordava i problemi di sicurezza legati alla sua traduzione a Napoli: il suo timore - ha spiegato - quando sbarcava nello scalo napoletano (ovviamente l'aeroporto di Capodichino è estraneo ad ogni contatto con la camorra), per gli uomini che lavoravano in alcune ditte nei dintorni dello stesso scalo.
Vicenda complessa, ieri prima udienza dinanzi al gup, non si è costituito parte civile il Comune, al netto del danno all'immagine indicato dalla Procura di Napoli dalla presenza ormai trentennale del clan Contini sul territorio partenopeo.