Marcianise, Jabil lascia il sito: primo maggio di rabbia, fumata nera al Mimit

Sindacati critici verso Invitalia

Il confronto al Mimit
Il confronto al Mimit
di Franco Agrippa
Mercoledì 1 Maggio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 2 Maggio, 11:50
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Un primo maggio amaro per i lavoratori della Jabil dopo la riunione, ieri, del tavolo di crisi presso il Mimit a Roma. Nonostante un incontro interlocutorio, aggiornato al 27 maggio, la multinazionale americana ha ribadito la volontà di abbandonare il sito di Marcianise, confermando la preoccupazione di un futuro incerto per i 420 lavoratori che da un anno sono in cassa integrazione con un contratto di solidarietà che scadrà il prossimo 31 maggio.

Una situazione di precarietà che nella nostra provincia vede coinvolti altri lavoratori come i circa 200 della Soflab, tutti provenienti dalla Jabil, convinti a passare a Softlab a seguito di un progetto di reindustrializzazione che si è rivelato inesistente e sui quali grava il rischio di cessazione delle attività con il licenziamento dopo anni di cassa integrazione che scadrà il prossimo 31 giugno (che tra l’altro ancora hanno percepito dall’inizio dell’anno).

«Oggi, dopo mesi di silenzio, mentre siamo ancora alle prese con un percorso fallimentare di reindustrializzazione di Softlab causato proprio dalla riduzione di personale voluta da Jabil, la stessa multinazionale ufficializza in un incontro al Mimit, con poche sufficienti parole, il suo addio al mercato italiano e la volontà di lasciare lo stabilimento di Marcianise, definito insostenibile nel medio periodo».

Lo hanno dichiarano Raffaele Paudice, della segreteria Cgil Napoli e Campania e Sonia Oliviero, segretaria generale della Cgil di Caserta. «Non riteniamo che sia tollerabile – hanno aggiunto Paudice e Oliviero – che l’ennesima multinazionale abbandoni il nostro territorio, contribuendo in modo decisivo alla desertificazione industriale della provincia di Caserta e della Campania. Né abbiamo trovato convincente la modalità con cui il ministero e Invitalia ci hanno parlato di prospettive di reinsediamento, visti anche i fallimentari precedenti ancora irrisolti».

A loro ha fatto eco il segretario provinciale della Fiom-Cgil, Francesco Percuoco che ha aggiunto: «Cambiano i musicanti ma la musica è sempre la stessa, le multinazionali abbandonano l’Italia dopo aver acquisito produzioni, tecnologie e professionalità e i Governi stanno a guardare». I sindacati insistono soprattutto sulla volontà di Jabil di dismettere un patrimonio di professionalità d’eccellenza in settori di cui l’Italia ha assoluta necessità, quale transizione digitale, energetica e green economy. «Jabil – ha sottolineato il segretario generale di Caserta della Uilm, Ciro Pistone – ha annunciato senza esitazione che Marcianise e quindi l’Italia non faranno più parte del businnes core della multinazionale e che sta per cedere l’azienda ad un nuovo soggetto industriale con il supporto di Invitalia. Un’ipotesi che ovviamente abbiamo rigettato al mittente e saremo determinati con percorsi di lotta affinché la multinazionale resti e investa su un territorio da cui ha negli anni ha attinto risorse e contributi».

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Insomma, l’impegno dei sindacati è quello di non far andare via la Jabil come ribadisce il segretario generale di Caserta della Fim- Cisl, Pino Scala: «Riteniamo che l’ultimo baluardo dell’elettronica non può lasciare il territorio in questo modo, la multinazionale americana è presente sul territorio dal 2001, con l’ultima acquisizione che è stata fatta nel 2015, quindi non giustifichiamo che nell’arco di pochi anni un’azienda così importante possa ritenere che il mercato italiano non sia più appetibile. È una contraddizione di quello che è stato fatto fino ad oggi e quindi noi cercheremo in sede ministeriale di capire cosa si può fare per evitare che nascano ulteriori problemi sociali con 420 lavoratori che sono presenti in Jabil che rischiano il posto di lavoro».

A pensarla in modo diverso, infine, è il segretario generale di Caserta della Cisl, Giovanni Letizia, il quale, prendendo atto della volontà della multinazionale di abbandonare il sito di Marcianise, ha detto: «Non avendo un’alternativa ci aggrappiamo a Jabil ma, a lungo termine, non facciamo un’operazione intelligente. Credo che il sindacato debba alzare l’asticella perché, se Jabil vuole dismettere i suoi siti in Italia, è inutile che ci appelliamo al Governo per evitare che vada via, invece dovremmo dire al Governo che oltre a disporre i fondi attraverso Invitalia deve fare in modo di creare un percorso credibile, sostenibile e alternativo a Jabil. Questa, secondo me è la sfida da intraprendere. Noi abbiamo un territorio competitivo che, però, deve essere sostenuto dalla classe politica locale».

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